
Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, è oggi al Modernissimo di Bologna per il ‘Pif Day’ in cui festeggerà il suo 53esimo compleanno
Bologna, 4 giugno 2025 – Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, sarà oggi al Modernissimo di Bologna per il ‘Pif Day’ in cui festeggerà il compleanno – 53 anni – coi suoi lavori per tv e cinema e il suo pubblico. Come ogni anno festeggerà anche sulla panchina di piazza San Francesco, verso le 16, con chi passerà di là: una tradizione iniziata con sua sorella quando lei viveva a Bologna e che lui prosegue. Si comincia alle 10,30 con ‘Caro Marziano’ (2024) e l’episodio del 2014 del programma televisivo ‘Il testimone’, ‘Groenlandia 2–L’Est’ e si chiude alle 22,15 con il film del 2021 ‘E noi come stronzi rimanemmo a guardare’.
Pif, come rivede i vari momenti della sua carriera che scorreranno sul grande schermo?
"Soprattutto Il Testimone mi rende orgoglioso, perché si tratta di un programma che avevo in testa e quando Mtv decise di farmi fare la puntata pilota, non aveva molto chiaro cosa sarebbe successo, io invece avevo le idee chiarissime e quella puntata zero andò meglio di come l’avevo immaginata. Un programma nato e montato in cucina da una mia amica che mi ospitava. Sono fiero di quella scelta perché abbandonavo ’Le Iene’ per andare non sapevo dove".
I suoi inizi sono in un mondo televisivo innovativo per l’epoca, tra Iene e Mtv: come ricorda l’ingresso in quei mondi visuali?
"In un certo senso ho bazzicato in mondi che permettevano di sperimentare rispetto alla televisione classica, nel senso che Le Iene, soprattutto all’inizio, erano davvero un laboratorio di video, dove ognuno sperimentava; Mtv poi era una televisione alternativa seppur commerciale, a lato della televisione ufficiale e anche lì si prestavano al nuovo. Sono partito bene e ora, senza voler fare il vecchio anche se ho quasi 53 anni, quando vedo i video sui social, gli influencer, ecco penso che siano tutti figli di quel mondo là, nella tecnica, nel linguaggio".
Ma il mondo dei social ne è consapevole?
"Non credo proprio, ma non è importante. La mia non è una rivendicazione, è solo una ricostruzione storica. Anche perché pure io mi sono ispirato a Piero Chiambretti, è la storia della vita. C’è sempre qualcosa prima e sarà la sorte anche degli influencer dopo di loro".
Nel 2013 l’esordio al cinema con ’La mafia uccide solo d’estate’ in cui ironizzava sul la mafia e la sua mitologia. Come ricorda quel primo film e come vede la sua Sicilia oggi?
"L’esordio fu completamente incosciente, una modalità che sarebbe bello poter mantenere sempre perché le cose verrebbero meglio, e invece poi prendi inevitabilmente coscienza di quel che fai e il giochino si rompe. La Sicilia oggi è completamente diversa da quella del tempo, siamo sempre un po’ indietro. Quando torno a Palermo mi sembra sempre una città in mano a se stessa, trovo che non ci sia una gran classe politica in Sicilia, ma questi qua da qualcuno vengono eletti... Finché non ci faremo un bell’esame di coscienza tutti quanti, non cambierà molto… Ma sì, è migliorata, visivamente è migliorata".
A settembre lei girerà un nuovo film. Cosa sarà e quando arriva l’esigenza di girare?
"Ancora non posso parlarne, dico solo che è tratto da cose già conosciute e mescolate. Ma ho la fortuna di non avere l’urgenza di fare un film, facendo tante cose posso permettermi di aspettare fino a quando non ho l’idea. Non ho l’urgenza perché faccio altro, è una fortuna".
Cosa unisce tutto quello che fa?
"Devo ringraziare il direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli, perché il fatto che ci sia un po’ tutto permette anche a chi non mi conosce, di farsi un’idea. Il tratto d’unione tra tutto è che mi piace la gente che vuole cambiare il mondo e non lo accetta così com’è. Mi piace smitizzare il mito quando il mito non si merita di essere tale, dalla mafia a certi aspetti della tecnologia. Fortunatamente il mio essere così moralista e bigotto si esprime con la commedia".