Mostra National Geographic Bologna, ecco 'Women' con i volti delle donne

Lo sguardo dei grandi reporter sulla condizione femminile. L'esposizione all’Oratorio di Santa Maria della Vita è aperta dal 15 febbraio fino al 17 maggio

David Alan Harvey/National Geographic, 2009

David Alan Harvey/National Geographic, 2009.

Bologna, 14 febbario 2020 - Sbarca, all’Oratorio di Santa Maria della Vita (via Clavature 8/10), Women. Un mondo in cambiamento, la mostra di National Geographic sul ruolo delle donne nella società attraverso un secolo di fotografia. (Orari: martedì/domenica, ore 10 – 19 Ingresso: intero 10 euro, ridotto 8 euro. Per info: tel. 051 19936343 - mail: esposizioni@genusbononiae.it oppure www.genusbononiae.it)

L’esposizione, visitabile dal 15 febbraio al 17 maggio, è lo sguardo dei grandi reporter della National Geographic Society sulla condizione femminile, un viaggio lungo 100 anni di storia.   Organizzata da National Geographic in collaborazione con Genus Bononiae. Musei nella città e Fondazione Carisbo, 'Women. Un mondo in cambiamento' gode del patrocinio del Comune del sostegno di Coop Alleanza 3.0, Bper Banca, Anaci Bologna e Lloyds Farmacia. Main sponsor della manifestazione è Stefauto.

Il percorso espositivo è articolato in 6 sezioni (Beauty/Bellezza, Joy/Gioia, Love/Amore, Wisdom/Saggezza, Strength/Forza, Hope/Speranza) e raccoglie una selezione di immagini tratte dallo straordinario archivio del National Geographic. Raccontando così, la storia delle donne in tutti i continenti, con diverse prospettive e focalizzando l’attenzione sui problemi e le sfide di ieri, oggi e domani nei vari paesi ed epoche. Ogni immagine è un ritratto di alcuni aspetti dell’esistenza femminile e mostra ai visitatori come la rappresentazione delle donne si è evoluta nel tempo. Ecco le immagini festose delle ballerine di samba che si riversano nelle strade durante il carnevale di Salvador da Bahia si alternano a quelle delle raccoglitrici di foglie di the in Sri Lanka. E ancora il ritratto di donna afghana in burqa integrale rosso che trasporta sulla testa una gabbia di cardellini, potente metafora di oppressione, si contrappone all’immagine di libertà e bellezza di una ragazza in pausa sigaretta a Lagos, in Nigeria.

A 100 anni dalla concessione del diritto di voto alle donne negli Stati Uniti, la mostra riflette sul passato, presente e futuro delle donne illustrandone alcuni aspetti e incentrandosi sugli obiettivi di sviluppo che le vedono al centro di ogni processo di crescita sociale, politica, economica.

Completa la mostra la sezione Portraits/Ritratti, scatti intimi e biografici di un gruppo iconico di attiviste, politiche, scienziate e celebrità intervistate da National Geographic per il numero speciale della rivista di novembre 2019 pubblicato ai tempi della prima donna alla direzione del National, Susan Goldberg; tra esse Nancy Pelosi, Oprah Winfrey, il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern e la senatrice a vita Liliana Segre.

“Continua, con questa esposizione, la felice collaborazione avviata già nel 2019 con il National Geographic su tematiche fondamentali nel dibattito socio-culturale – commenta il presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi Monaco –. Dopo aver riflettuto sul tema della plastica e degli inesorabili danni che la stessa sta provocando al nostro pianeta, con questa mostra esprimiamo uno sguardo critico sulla situazione femminile nel mondo, celebrando la forza delle donne nelle sue infinite sfaccettature, ma al tempo stesso denunciando quanto ancora lungo sia, in molti casi, il percorso verso una cultura diffusa e capillare di uguaglianza”.

“In un secolo la condizione femminile è cambiata radicalmente, in alcune parti del mondo ma non dappertutto: in Occidente, sicuramente, anche se ci sono ancora sfide importanti – osserva il curatore Marco Cattaneo -. La parità salariale, per esempio, sul fronte pratico, ma anche questioni assai più sottili come i pregiudizi radicati nella società sulla violenza sulle donne. Altrove le sfide sono ancora più fondamentali. E se il cammino da percorrere è ancora lungo, in questa mostra abbiamo cercato di raccontare i passi compiuti e di accendere una speranza per un futuro in cui a nessuno siano negati i propri diritti".  

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