Bologna, 2 agosto. Parla Galletti, i familiari delle vittime se ne vanno / VIDEO

La protesta: "Traditi dal governo". Il ministro: "Lavoriamo per dare risposte". Il corteo attraversa la città, commozione al minuto di silenzio alla stazione

2 agosto, i familiari delle vittime lasciano l'aula prima che parli Galletti (Ansa)

2 agosto, i familiari delle vittime lasciano l'aula prima che parli Galletti (Ansa)

Bologna, 2 agosto 2017 - "Siamo stati traditi da un governo truffaldino, che vuole derubricare la nostra rabbia a semplice polemica". Così ha tuonato questa mattina, nel religioso silenzio della Sala del Consiglio di Palazzo D'Accursio, il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna (la diretta della giornata), Paolo Bolognesi. "Siamo ogni anno più stanchi dell'ambiguità e dei tentativi di depistaggio che animano chi dovrebbe essere al nostro fianco - ha poi proseguito - e crediamo sia giunta l'ora in cui lo Stato dovrà assumersi le proprie responsabilità" (FOTO). Sono trascorsi 37 anni da quella bomba piazzata dai terroristi neofascisti del Nar che il 2 agosto 1980 fece 85 morti e oltre 200 feriti (FOTO), e i parenti protestano contro le "promesse mancate" del governo sull'applicazione della legge sui risarcimenti.

Nelle parole di Bolognesi - pronunciate alla presenza del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, del governatore della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, del sindaco metropolitano di Bologna, Virginio Merola, e del capo della Procura bolognese, Giuseppe Amato - si legge tutto il rancore generato da quella che lui stesso non ha esitato a definire, ancora una volta, “una memoria tradita”.

Bolognesi si è poi subito allontanato dall'aula, insieme ai suoi, “per non dovere ascoltare ancora una volta le giustificazioni di un Governo infido, al netto del rispetto per la persona di Galletti” (VIDEO).

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Immediata la replica del ministro: "Comprendiamo l'insoddisfazione dei familiari delle vittime e sappiamo che la strada è ancora lunga ma si sta continuando a lavorare per dare risposte. Questa - ha aggiunto - è la giornata del ricordo non delle polemiche. Credo che l'unità della nostra comunità di fronte ai ricordi sia ancora la cosa più preziosa e importante da rafforzare. La giustizia è andata avanti ed è arrivata a delle conclusioni, sono state le mani dei neofascisti a eseguire materialmente la strage, ma lo Stato ha ancora un debito da onorare nei confronti di chi chiede la verità".

Tutto ciò nonostante poco prima, in un intervento segnato da una visibile commozione, il sindaco Merola avesse espresso la speranza in “una giornata senza litigi, che sia simbolo, al netto dei molti problemi ancora sul tavolo, di un dolore mai sopito ma trasformato in un sano impegno civico e civile”. Incassata l'uscita dei familiari di chi fu falciato dal tritolo stragista, Galletti, che ha poi scelto di non seguire fino alla Stazione Centrale un corteo più folto che mai (VIDEO), ha parlato di “ferita ancora visibile, che è di Bologna e dei bolognesi tutti” e, ricordando la sua presenza, 19enne, quel giorno sul piazzale, ha sottolineato la propria commozione e, insieme a un rinnovato impegno governativo, la propria condanna a qualunque forma di terrorismo”.

La tensione sul volto di chi era chiamato, pur da bolognese, a rappresentare in questa sede le istituzioni nazionali, era comunque visibile, dopo le molte circostanziate accuse mosse da Bolognesi ai vertici statali, giudicati “incapaci o poco propensi a procedere con l'erogazione degli attesi risarcimenti e con la digitalizzazione degli atti giudiziari che consentirebbe di proseguire le indagini sui mandanti, anzichè archiviarle come proposto lo scorso aprile”.

I familiari e i sopravvissuti: "Un dolore senza fine"

A pochi istanti dall'atteso minuto di raccoglimento (VIDEO), con la folla contrita raccolta fra l'autobus 37 e l'orologio fermo sull'ora dell'esplosione, Bolognesi ha infine citato, rigurado l'atteggiamento di Palazzo Chigi, il proposito di Antonio Gramsci di “chiamare le cose con il loro nome” e ha ricordato come “il nostro Paese non potrà mai essere libero se non cercherà la verità”.

"Non vogliamo consolazioni finte, di convenienza, che in realtà irritano e feriscono ancora di più, come le promesse non rispettate perché perse nel grigio della burocrazia, dove nessuno è responsabile. Vogliamo risposte vere". Sono queste le parole con cui monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha concluso l'omelia nella messa di suffragio per le vittime della strage del 2 agosto 1980, nella chiesa di San Benedetto.

Il programma completo delle commemorazioni - 85 narratori in memoria delle vittime della strage - Il ritratto della vittima più giovane donato alla Coop Dolce

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