CHIARA GABRIELLI
Cronaca

2 agosto, il caso Cavallini. La semilibertà è in bilico dopo l’ergastolo definitivo

L’ex Nar è in carcere a Terni ma esce ogni giorno per andare a lavorare. Ora i magistrati valuteranno se revocargli il beneficio e lasciarlo in cella.

L’ex Nar è in carcere a Terni ma esce ogni giorno per andare a lavorare. Ora i magistrati valuteranno se revocargli il beneficio e lasciarlo in cella.

L’ex Nar è in carcere a Terni ma esce ogni giorno per andare a lavorare. Ora i magistrati valuteranno se revocargli il beneficio e lasciarlo in cella.

Strage del 2 agosto, mercoledì in Cassazione, dopo 45 anni da quei fatti, si è messo su un altro punto sull’attentato che causò 85 morti e oltre 200 feriti: confermato l’ergastolo a Gilberto Cavallini, che diventa quindi definitivo. I supremi giudici hanno confermato l’impianto accusatorio della Procura generale: è lui il quarto uomo della stazione e ‘il ponte’ tra destra eversiva e servizi deviati. L’ex Nar, oggi 72enne e dietro le sbarre dal 1983, anche ieri mattina, come ormai d’abitudine, ha lasciato il carcere di Terni per andare al lavoro, da tempo presta servizio come contabile. In regime di semilibertà, ogni giorno esce alle 8 e deve fare ritorno in carcere entro le 22. Si deciderà a brevissimo – probabilmente nei prossimi due giorni – il destino di Cavallini, condannato in totale a nove ergastoli e assistito dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, che hanno fatto avere una memoria per rappresentare la situazione dell’imputato ai magistrati della Procura generale, che dovranno decidere se chiedere alla Sorveglianza di Perugia di revocare il beneficio o se continuare con l’attuale condizione di semilibertà. La Procura generale sta valutando la sua complessa posizione, poi l’ultima parola spetterà al magistrato di sorveglianza di Spoleto.

I difensori confidano che la semilibertà non sarà revocata. Ieri, per Cavallini, è stata una giornata come un’altra, "se così si può dire: svolge quel lavoro con dedizione – sottolinea Bordoni –. Purtroppo, il miracolo in cui speravamo non è avvenuto. La giurisdizione ha perso un’occasione d’oro per ritirare fuori alcuni elementi di prova – sottolinea Bordoni –, basta pensare al dna, per capire a chi appartenevano quei resti (trovati nella tomba della vittima Maria Fresu), o a una chiacchierata con Carlos", detto ‘Lo sciacallo’. Non è andata così. Cavallini, mercoledì in aula, "si è commosso – prosegue Bordoni –. Noi abbiamo combattuto la nostra battaglia lealmente, non abbiamo nascosto nulla, rispondendo a tutto. C’è molta amarezza, così non c’è stato un ulteriore segmento di approfondimento e cade lo stigma anche su Cavallini come co-autore di un fatto così ignobile, quando noi invece crediamo che non c’entri nulla". E aggiunge: "Ha riconosciuto di aver fatto cose gravissime e che gli sono rimaste nell’anima, ma non questa. È importante ribadirlo".

E, mentre gli ex Nar sono stati tutti condannati in via definitiva (all’ergastolo Giusva Fioravanti e Francesca Mambro e a 30 anni Luigi Ciavardini, all’epoca dei fatti minorenne) e peraltro sono oggi tutti e tre liberi, resta da scrivere ’l’ultima parte’ della storia giudiziaria sul massacro del 2 agosto: manca il tassello finale relativo a Paolo Bellini, l’ex Primula nera reggiana di Avanguardia nazionale, ancora in attesa della sentenza definitiva dopo aver ricevuto due condanne all’ergastolo nei precedenti gradi di giudizio a Bologna. Fu lui, per i giudici, a portare la bomba in stazione. "Sappiamo quanto la Cassazione sia di per sé difficile – le parole del suo difensore Antonio Capitella –, in questo caso lo è ancora di più. Ma noi dobbiamo immaginare che ci sia ancora uno spazio, una speranza". Bellini è detenuto a Cagliari.