Bologna 23, dicembre 2009 – La corriera, la mitica 'Sita', veniva giù da Monghidoro, faceva via Toscana e via Murri e si fermava a Porta Santo Stefano.

E da lì, avanti a piedi sotto il portico verso il centro. La mia meta di tutti i giorni era via Lame 61: la scuola. Non quella dell’obbligo, no. Quella di canto della maestra Scaglioni. Alda Scaglioni: il talento c’era, diceva, ma per diventare un cantante bisognava metterlo al servizio dello studio e della pazienza. Bisognava addomesticarlo.

C’era un ragazzo pieno di sogni, di speranze e diciamolo dai, anche di buona volontà che giorno dopo giorno scopriva la sua città. Se andavo di fretta, tiravo diritto per via Farini, ma se avevo cinque o dieci minuti di tempo entravo dentro la piazza delle Sette Chiese. Allora mi accontentavo di captarne la magia e di notarne la rarità. Naso all’insù e bocca aperta.

Quando sono tornato a vivere a Bologna, dopo trent’anni vissuti a Roma, ho capito che c’era anche dell’altro: la sacralità, il mistero, il fascino, la perfezione della prospettiva, sensazioni da mescolare per provare un sottile piacere, per domandarsi se davvero in qualche altro angolo del mondo c’è qualcosa di così unico, di così diverso e di incredibilmente omogeneo come questa opera che ha fuso tante arti in un solo grande capolavoro.

Che stupore provai quando mi accorsi per la prima volta che il contatto con l’arte ti mette i brividi addosso, ti fa stare un po’ meglio, ti dà un senso particolare di tranquillità. Così ho cominciato a pensare che forse quello era il vero cuore di Bologna. Non le Due Torri, non il Gigante e neppure San Petronio.

Grandi capolavori, certo, simboli della città, pullman, turisti, foto, quelli sono i monumenti dell’immediata identificazione con Bologna. Le Sette Chiese sono nascoste. E se da Piazza della Mercanzia imbocchi Santo Stefano non le vedi subito. E’ all’improvviso che si apre la piazza ed è poco per volta, avvicinandosi al sagrato, che monta lo stupore.

Quindi, cari amici di Bologna e cari amici del Carlino, io ci sto. Questo capolavoro va salvato, gli va garantito lo splendore eterno, dobbiamo fare tutti del nostro meglio perché i nostri pronipoti si possano godere come noi questa meraviglia, questo pezzo unico nella storia dell’arte. Mi unisco volentieri agli altri artisti, cantanti come me, attori o scrittori che hanno aderito alla vostra iniziativa.

La sposo in pieno e vi do la mia disponibilità: per un concerto, per qualunque altra iniziativa, per qualunque cosa contribuisca a raccogliere i fondi necessari al restauro e a mantenere alta l’attenzione al problema.

A presto.