Bologna, 9 aprile 2010 – La richiesta del permesso di soggiorno agli stranieri non comunitari come condizione per iscrivere i bambini all’asilo nido provoca la prima, vera levata di scudi nei confronti del commissario Anna Maria Cancellieri. Provincia e Pd, Rifondazione e Comunisti italiani, centri sociali e coordinamento migranti respingono come “inaccettabile” l’interpretazione che il Comune dà del ‘pacchetto sicurezza’, la legge 94/2009 che introduce il reato di immigrazione clandestina.

In sintesi, per l’accesso alle graduatorie dei nidi, da quest’anno i genitori stranieri (extra Ue) devono dimostrare - barrando una casella sui moduli e producendo i documenti - di essere “regolarmente soggiornanti sul territorio”. Una richiesta “leghista e razzista”, urlano i ragazzi di Bartleby, Tpo e Ya Basta, saliti a Palazzo d’Accursio per protestare con la Cancellieri.
 

La legge “stabilisce che il permesso di soggiorno non va chiesto per i servizi scolastici”, spiega Riccardo Ricciardi, subcommissario con delega al Welfare. Resta da capire “se il nido lo è. E qui ci sono interpretazioni differenti”. Comuni come Reggio Emilia, Torino, Genova, Firenze, ma anche la vicina Casalecchio, non chiedono il permesso di soggiorno. E Torino si farebbe forte anche di un parere del Ministero dell’Interno.
 

Stesso parere è stato chiesto a Roma dalla Cancellieri. Specie alla luce della situazione dell’Emilia-Romagna, “dove una legge regionale riconosce i nidi come sistema educativo, non assistenziale come altrove”. In attesa che il ministero “dica come dobbiamo regolarci”, spiega la Cancellieri, fino alla scadenza del 30 aprile gli uffici dei Quartieri “accetteranno tutte le domande di iscrizione presentate da cittadini stranieri, anche se incomplete” dei documenti relativi al permesso di soggiorno. La loro ammissibilità o meno dipenderà dunque dalla risposta di Roma.


In provincia, gli assessori Giuliano Barigazzi e Anna Pariani definiscono la posizione del Comune “non condivisibile sul piano umano”. Perché “lede il diritto/dovere all’educazione che deve essere riconosciuto a tutti i minori, indipendentemente dalla loro nazionalità e condizione soggettiva”.
 

Per il Coordinamento migranti, “uno dei fiori all’occhiello del welfare emiliano, gli asili nido, diventa privilegio di alcuni, mentre altri dovranno portare sin dall’infanzia il marchio della clandestinità”. E Nicola - del Tpo, che con i collettivi Bartleby e Ya Basta chiede il ritiro dei moduli - accusa la Cancellieri di “avere preso una decisione contro la città”. Con un approccio «che esclude invece di favorire l’integrazione”.
 

Francesca Puglisi, responsabile nazionale scuola del Pd, si augura che il commissario “ascolti la voce della città, poiché gli asili sono il primo luogo di educazione e di integrazione e debbono essere aperti a tutti”. Giovanni Venturi (Pdci), critica “aspramente” la Cancellieri. Mentre Prc rileva “con preoccupazione che l’assenza di un sindaco e di un consiglio eletti democraticamente dai cittadini provoca scelte gravissime di questo tipo”.
 

E mentre Sandra Zampa (Pd), cita l’esempio di Torino e si dice “certa che anche a Bologna prevarranno buon senso e umanità”, il leghista Angelo Alessandri non cede: “Un clandestino qui non dovrebbe starci. Dunque neanche la sua famiglia”. Lucia Borgonzoni, capogruppo del Carroccio in Provincia, plaude alla Cancellieri: “E questa la strada giusta per evitare che Bologna continui a essere ostaggio di una diffusa e troppo spesso tollerata illegalità”.