BOLOGNA, 20 LUGLIO 2010 - C’ERANO una volta i timidi. Quelli che arrossivano facilmente. Che si imbarazzavano a mostrare le proprie nudità anche nei momenti più intimi.
Oggi esistono i veri duri. Quelli che non conoscono vergogna. I ‘no limits’: quelli che ‘non devono chiedere mai’... nemmeno un bagno per fare pipì. Quelli, insomma, che ‘versano’ e si riversano in strada con le loro vesciche piene da svuotare. Molti prendono di mira i cassonetti. Si calano le brache e urinano. Nascondono la propria inciviltà dietro i bidoni che diventano un ricettacolo di insetti attirati dall’urina che segue la pendenza della strada.
 

IN SAN VITALE è così. Lo sanno bene i residenti di vicolo Bolognetti. Qui, se segui la puzza, arrivi a un bivio. Destra o sinistra non cambia. L’alternativa ai tre bidoni sul lato sinistro (venendo da via San Vitale ndr), è un angolo buio dove i paladini della sporcizia possono lasciare la scia senza essere visti. Lontano dagli occhi sì, ma non dal naso che viene messo a dura prova 24 ore su 24.
«I bidoni li invitano a mingere — dice Franco Rizzoli, residente nel vicolo —. Di notte li vedo dalla finestra. Ragazzi e ragazze che fanno serata al locale ‘Bolognetti’, poi passano qui e trasformano la via in una latrina. Se provi a richiamarli ti sfidano a scendere: ‘vieni giù che ti faccio il ...’. È maleducazione allo stato puro. Idem per l’angolo sotto al portico: è preso di mira (in ogni senso, ndr), l’urina si vede e si sente. Ma dato che è proprietà privata io e il mio coinquilino volevamo far chiudere lo spazio per motivi igienici. Esco dal portone e ogni giorno sono costretto a vedere a pochi centimentri questo spettacolo offensivo del pudore e della dignità umana».
 

CONCETTI piuttosto astratti per chi agisce senza farsi domande. Eppure qualcuno ha provato ha dare risposte. «Si tratta di esibizionisti — afferma Sonia Salsi, antropologa e residente nel vicolo assediato —. Secondo me a loro piace farsi vedere. Se si sentono osservati non fanno una piega. Finiscono con la massima tranquillità poi ripartono più ‘leggeri’. Di giorno preferiscono i cassonetti. Vivo da 16 anni a Bologna e nelle stradine è sempre stato così. ‘Che schifo, che puzza’ è ciò che senti uscire dalla bocca dei passanti». Senza un percorso prestabilito, semplicemente seguendo il tanfo, si giunge in via Armando Quadri. ‘Perdete ogni speranza voi che girate’ in via Begatto. All’angolo, un bidone. Dietro, sotto e di lato, pipì. Il fetore è onnipresente. Fermiamo un signore che sta rientrando nella sua abitazione. Lui è ‘l’ultimo dei timidi’, non vuole apparire ma parla. Dice una cosa sola, ma forte (d’effetto e d’olfatto): «Qui fanno anche i bisogni grossi». L’aria è pesante e ogni colonna della via è massacrata, ha perso colore e presentabilità.
I segni d’inciviltà perdurano da vicolo Bianchetti a vicolo Fantuzzi. La signora Maria Masci è appena uscita di casa, sta andando ad un funerale ma ha tempo anche per noi. «Serve una soluzione — chiosa — una volta c’era il bagno chimico in piazza Aldrovandi. Bisogna che vengano rimessi in circolazione. Senza è una cosa vergognosa. Vivere nella puzza: ma che abbiamo fatto di male? Passano a pulire, ma con la pompa mai. Siamo costretti a convivere con questo scempio».
Non è d’accordissimo Paolo Perelli: «Anche se avessero a disposizione i bagni chimici, la farebbero comunque fuori». Chissà.
 

MA LA SAGA dei cassonetti accerchiati, non finisce qui. Zona università: in largo Alfredo Trombetti prima ci tappiamo il naso (l’andazzo si capisce a distanza) e spostiamo un bidone. E la conferma arriva: bidone colpito e affollato. Anche le colonne rosa in via Belle Arti sono vittime dell’umidità gratuita: l’intonaco cade a pezzi e l’urina lascia il segno. Si trovano tracce anche in via del Borgo di San Pietro e in via Capo di Lucca. Intorno a piazza Santo Stefano ci sono in via de’ Pepoli e in via de’ Poeti . Tutti gli interpellati confermano. Salvo Giovanni Melega che lavora in via Gerusalemme. «Questa zona — afferma convinto — è piuttosto pulita. In 5 anni di lavoro mi è capitato 2 o 3 volte di sentire puzza di urina».
Sarà proprio lui l’eccezione che conferma la regola?