BOLOGNA, 11 AGOSTO 2010- IL PROPRIETARIO dell’Hotel Mir di San Giovanni Rotondo è formalmente indagato con l’ipotesi di omicidio colposo per la morte di Davide Perta, lo studente bolognese di 16 anni stroncato domenica sera da un malore dopo che aveva mangiato un gelato nel locale. Il ragazzo, celiaco e poliallergico, ha manifestato i sintomi di uno choc anafilattico e i genitori Luigi Perta e Angela Lombardozzi hanno raccontato ai carabinieri che al figlio era stato servito un dessert diverso da quello che era stato stabilito, con largo anticipo, per evitare i problemi legati alle sue patologie.
 

L’AVVISO di garanzia all’albergatore Andrea Marchesani è, da parte del pm di Foggia Domenico Minardi, un atto dovuto; questo permette infatti all’indagato di nominare un proprio consulente di fiducia nell’autopsia sulla salma dello sfortunato giovane.
L’incarico è stato affidato nella tarda mattinata e ieri sera nella camera mortuaria della Casa sollievo della Sofferenza, il celebre ospedale della città in cui sono conservate le spoglie di Padre Pio, i periti si sono riuniti per eseguire l’esame medico-legale. Che, in ogni caso, dovrà essere accompagnato da una serie di test clinici e tossicologici e dalle analisi dei campioni di dessert sequestrati subito dopo il fatto dai carabinieri. Le prime valutazioni avrebbero consentito di escludere anomalie o malformazioni che potessero determinare la morte; l’esito pare quindi confermare l’ipotesi di una violenta e fatale reazione allergica. E’ probabile che nei prossimi giorni gli investigatori acquisiscano le cartelle cliniche di Davide Perta, seguito fin dall’infanzia dal centro specializzato del policlinico Sant’Orsola. Il padre Luigi, maresciallo dell’Arma in congedo che abita in via Enzo Ferrari ma è originario di San Marco in Lamis sul Gargano, ha raccontato nei dettagli le fasi del passaggio dal clima di festa del battesimo di una nipote al dramma della crisi respiratoria di Davide. «Ho voluto che questa vicenda fosse resa pubblica — ribadisce il genitore — perché non è possibile che accada una cosa del genere. E’ stata tolta la vita a un ragazzo che la vita l’amava».
 

Sia Luigi Perta che la moglie sono stati sentiti come testimoni dai carabinieri, ai quali hanno ribadito la loro convinzione, cioè che il ragazzo sia morto perché gli è stato servito un gelato col biscotto ai cereali e non quello che era stato stabilito preventivamente col ristoratore, considerati i noti problemi di celiachia e poliallergia del sedicenne. Non solo. Al manifestarsi dei primi sintomi sia il titolare dell’hotel che un medico geriatra presente per caso in sala avrebbero secondo la famiglia gravemente sottovalutato la situazione, al punto che il dottore avrebbe consigliato al ragazzo di «farsi un grappino» e il commerciante avrebbe detto alla mamma che era «molto apprensiva». Col passare delle ore emergono altri particolari sui concitati minuti che hanno preceduto la morte di Davide. «Quando ho condotto mio figlio nell’atrio esterno del ristorante — spiega il padre — lui mostrava i primi segni di cambiamento nel volto. Mia moglie ha chiamato nuovamente il medico. Lo ha toccato più volte sulle spalle e ha detto che non aveva broncospasmo. Angela continuava a chiedere: ‘Chiamiamo l’ambulanza? Vado a prendere l’adrenalina?’, ma lui ci tranquillizzava. Alla fine è andata lei a prendere l’adrenalina, che ci portiamo sempre dietro da anni senza aver mai avuto bisogno di usarla, e ha imposto al medico di iniettarla a Davide. Abbiamo abbassato i pantaloni di mio figlio, il dottore ha fatto la puntura e ha subito estratto la siringa. Mia moglie gli ha gridato ‘ma che fa? Va tenuta dentro’, e lui l’ha inserita di nuovo. Certamente nella gamba sinistra Davide ha due fori, come potranno verificare i periti».
 

A QUEL PUNTO la gravità delle condizioni del sedicenne era lampante e, mentre sopraggiungeva il 118, un’altra persona è intervenuta per praticare le prima manovre rianimatorie, ovvero la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. «Si tratta di una nostra parente che si trovava al pranzo — ricorda il genitore —: lavora come infermiera al reparto di chirurgia maxillo-facciale del Bellaria». Anche i tentativi disperati degli operatori del 118, che si sono protratti per oltre 40 minuti, sono andati a vuoto e Davide è stato giudicato morto durante la corsa in ambulanza verso l’ospedale.
 

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