Bologna, 10 settembre 2010. Sulle note della “Casta Diva” di Bellini un lungo applauso ha salutato oggi pomeriggio Marcella Di Folco, leader del Mit (Movimento identita’ transessuali) scomparsa martedì scorso dopo una lunga malattia.

Affollata la parrocchia della Dozza di Bologna dove don Giovanni Nicolini ha celebrato la messa funebre davanti al gruppo dirigente dell’Arcigay (in chiesa anche il presidente nazionale Francesco Patane’) e molti volti del movimento Glbt. In chiesa, oltre alla sorella Lilli, anche tante facce della politica bolognese a partire dall’ex sindaco Walter Vitali, Silvia Bartolini, Carlo Castelli (oggi sindaco di Budrio), Lalla Golfarelli, Nicolo’ Rocco di Torrepadula, Fausto Viviani, Sergio Lo Giudice, Andrea De Maria, Gianluca Borghi, l’ex assessore delle giunta Delbono e vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani. In prima fila, con indosso la fascia tricolore, il sub-commissario Raffaele Ricciardi in rappresentanza del Comune.

Con loro sindacalisti, dirigenti comunali, attivisti, semplici cittadini che nella loro vita hanno incrociato l’impeto e la passione nella poderosa mole della “Marcellona”: “Una persona che ha lottato per abbattere tutte le separazioni- ha commentato al termine della cerimonia don Giovanni Nicolini, che subito dopo la sua morte e’ corso all’Hospice di Bentivoglio dove era ricoverata per essersi aggravata- e che per questo ha sopportato tante discriminazioni”. 

Credente, Marcella Di Folco è stata ricordata dal nipote nei momenti piu’ intimi, quando- per le feste comandate- assisteva in casa alla messa del Papa e invitava tutti i familiari a inginocchiarsi. In chiesa, assieme a tante donne del movimento, anche Porpora Marcasciano, da tutti indicata come colei che prendera’ il posto di Marcella alla guida dei trans italiani.

 Questa mattina a rendere omaggio alla salma di Marcella Di Folco, figura simbolo del mondo trans, è arrivato anche il vescovo ausiliare di Bologna Ernesto Vecchi. Ospite in Comune di una cerimonia sportiva, Vecchi ha voluto fermarsi in sala Bianca, dove da ieri si trova la camera ardente allestita per Di Folco.

 “Mi è sembrato doveroso ricambiare la visita che mi fece un anno fa, il 2 ottobre. Le telefonai io, ma nonostante stesse già male fu lei a volermi venire a trovare”, racconta Vecchi. Marcella “era contenta, perché ha sempre avuto la fede, non l’ha mai rinnegata. Si sentiva appartenente alla Chiesa e soffriva della sua diversità”. Alla camera ardente, racconta ancora il vescovo, “ho trovato la sorella che mi ha ringraziato”.

Di Folco, spiega ancora Vecchi, “faceva parte di un mondo che la Chiesa ha sempre avuto in attenzione, non solo come vigile col fucile spianato. Sono creature di Dio che vanno ascoltate. Un conto è il giudizio generale, una cosa le singole persone. Con Marcella io avevo un rapporto non confidenziale, ma è stata contentissima quando l’ho chiamata”.