Bologna, 14 settembre 2010.  Saranno sostituiti da docenti a contratto i ricercatori dell’Alma Mater di Bologna che hanno deciso di non fare lezione per protesta contro la riforma Gelmini. Il Senato accademico di questa mattina ha deciso all’unanimità di spedire un format di lettere a tutti i presidi, che a loro volta sarà inoltrato ai loro ricercatori chiedendo se hanno intenzione di aderire al blocco della didattica o meno.

La risposta è attesa entro venerdì alle 12 e chi non risponde verrà considerato come non disponibile a fare lezione. Ogni Facoltà spedirà i dati raccolti alla sede centrale dell’Ateneo, che in base alla mappatura fatta deciderà quanti e quali corsi coprire con bandi per docenti a contratto. La priorità sarà per gli insegnamenti fondamentali dei corsi di laurea, con il rischio quindi che in caso di sciopero di massa dei ricercatori possano saltare i corsi opzionali.
 

“Manifestiamo comprensione vivissima per la situazione dei ricercatori- assicura il prorettore alla Didattica, Gianluca Fiorentini, a cui il rettore Ivano Dionigi ha affidato la partita- come Senato accademico abbiamo fatto di tutto” a sostegno dei ricercatori e delle loro richieste. “Il riconoscimento del loro ruolo è il punto su cui abbiamo manifestato il maggior dissenso rispetto al decreto Gelmini- sottolinea Fiorentini- e c’è accordo sulla richiesta dei ricercatori di avere regole chiare per le progressioni di carriera”. Insomma, ci tiene a dire il prorettore, “non c’è nessuna guerra” tra l’Ateneo e i ricercatori, solo “solidarietà politica e umana”. Ciò non toglie che l’Alma Mater abbia comunque deciso di sostituire i ricercatori che si rifiuteranno di fare lezione per protesta contro il Governo.

“Abbiamo il dovere di dare continuità all’attività formativa- giustifica Fiorentini- un conto è se diminuisce la qualità della didattica, un conto è il blocco totale delle lezioni. Il danno, non solo d’immagine per l’Ateneo ma anche sociale per le famiglie e la collettività, è enorme.Non possiamo creare questo danno in un momento così difficile”.
 

Per questo l’Ateneo, una volta mappata la protesta, avvierà le procedure per coprire i corsi senza docente. Il bando sarà per docenti interni ed esterni all’Alma Mater (“Vogliamo minimizzare il rischio che vadano deserti”) e sarà finanziato con fondi straordinari (ancora non è chiaro però se a carico delle casse centrali o delle singole Facoltà).Di cifre nessuno ne parla e anzi Fiorentini smentisce i tre milioni di euro di cui si era vociferato ieri nell’assemblea dei ricercatori.

“L’Ateneo non ha in programma nessun piano alternativo -assicura il prorettore- la stima dei costi la faremo dopo i dati raccolti dalle Facoltà”.

Poi aggiunge: “Per noi questa frattura è dolorosissima, ma non vogliamo certo minimizzare la protesta dei ricercatori. E ricorda che il Senato nei mesi scorsi si è preso l’impegno, “compatibilmente con la situazione finanziaria dell’Ateneo, nella programmazione dei posti di ruolo a partire dal 2011 di dare la priorità ai posti di seconda fascia, per garantire l’avanzamento di carriera dei ricercatori”.

Paradossalmente però, afferma Fiorentini, la normativa attuale “è più sfavorevole rispetto alla riforma Gelmini, che invece da’ qualche chance in più” ai ricercatori in questo senso.

I tempi sono comunque abbastanza stretti. Alcune Facoltà, come Architettura, iniziano i corsi già la prossima settimana e i bandi durano minimo 15 giorni.

Anche per questo i vertici dell’Alma Mater hanno deciso di non fare slittare l’inizio dei corsi a ottobre, come chiedevano i ricercatori. “L’organizzazione della didattica è molto complessa- spiega Fiorentini- se si sposta in avanti, non si recupera più. Qualche corso può iniziare con una settimana di ritardo, ma gli insegnamenti che hanno già i docenti possono partire subito”.

Insomma, afferma il prorettore, “adesso siamo arrivati a un punto che non possiamo più aspettare. A luglio il Senato aveva chiesto ai ricercatori di comunicare entro settembre quanti avevano deciso di aderire alla protesta. A inizio mese non erano ancora pronti, perchè era ancora in corso il dibattito interno, e il rettore ha deciso di aspettare ancora, il che è un grande segnale d’attenzione”. Arrivati a metà settembre l’Ateneo ha deciso che non si poteva più andare oltre e ha accelerato i tempi.

LA REAZIONE DEI RICERCATORI

Una decisione gravissima. Reagiscono cosi’ a caldo i ricercatori dell’Alma Mater di Bologna, di fronte alla decisione del Senato accademico di sostituire con docenti a contratto chi non fara’ lezione per protesta contro la riforma Gelmini. Anna Maria Pisi, ricercatrice e rappresentante in Senato dell’area di Scienze biologiche, geologiche e agrarie, ha contestato già tra gli scranni dell’organo accademico la decisione avallata dal rettore Ivano Dionigi. “Per me e’ una scelta molto grave- attacca Pisi- significa che come ricercatori non valiamo niente per l’Ateneo”. Tra l’altro, sottolinea Pisi, “noi ricercatori non siamo obbligati ad assumere carichi didattici. Noi siamo assunti solo per fare ricerca e le lezioni le facciamo gratuitamente”.

Non è però solo la prospettiva di essere sostituiti a far saltare sulla sedia i rappresentanti dei ricercatori. Anche aver accelerato i tempi da parte dell’Ateneo ha lasciato l’amaro in bocca. “Ho chiesto di spostare il termine della risposta alla lettera a lunedi’ anziche’ venerdi’- spiega Pisi- e mi ha sostenuto anche qualche preside. Mi e’ stato risposto che non si poteva fare perche’ non ci sarebbe stato tempo a sufficienza per i bandi. Invece aspettare un giorno in piu’ non sarebbe stata la fine del mondo”. Con questa mossa da parte dei vertici dell’Alma Mater, la paura adesso e’ che la protesta si possa in qualche modo sgonfiare. Anche se Pisi assicura che “andremo avanti comunque: e’ l’unica arma che abbiamo”. Poi aggiunge: “Noi non siamo contro il rettore, chiediamo solo un supporto ai docenti”.