Bologna, 17 settembre 2010- LA LIBERTÀ di Simone Righi, bolognese di 40 anni, è appesa a un filo. Il prossimo 4 ottobre ci sarà un processo a suo carico, a Cadice, in Spagna, dove rischia dieci anni di carcere. Dovrà rispondere di disordine pubblico, lesioni aggravate a pubblico ufficiale e due intenti di attentato alle istituzioni: tutto per aver protestato dopo la morte dei suoi cani.

L’odissea di Simone inizia tre anni fa, il 17 settembre 2007, con la morte di Holly, Vito e Maggie, i suoi tre cagnolini. "Ero in Spagna, a Puerto Real, vicino a Cadice — racconta — con la mia compagna Anna Fiori e avevamo deciso di lasciare le nostre bestiole nella pensione ‘El Refugio’, per quattro giorni. Tornati, abbiamo trovato i nostri cagnolini morti".

Da qui, la denuncia ai responsabili della struttura per "omicidio volontario" (rispetto alle denunce precedenti i tre cani uccisi erano di proprietà, ndr) e la partecipazione della coppia bolognese, il 7 ottobre 2007, a Cadice, alla manifestazione animalista contro il canile lager, poi chiuso.

Qui Simone viene caricato dalla polizia e arrestato. Il bolognese resta in carcere due mesi, poi, grazie all’intervento del Governo italiano, viene rilasciato dopo il pagamento di 3.000 euro di cauzione, con obbligo di firma e ritiro del passaporto. E’ tornato in Italia, ma ora vuole affrontare il processo.

L'INTERVISTA A SIMONE RIGHI:


IL SUO NUOVO nome, su Facebook, è Simone ‘Randagio’ Righi. "Dal 17 settembre 2007 non sono più lo stesso. La mia vita — ammette — è stata disintegrata". A parlare della sua odissea è, in primis, il suo corpo. Simone, tatuatore professionista, fra i tantissimi tattoo, ne ha uno speciale: i nomi dei suoi cani uccisi, Holly, Vito e Maggie ‘incisi’ sul petto. Sul biglietto da visita i suoi occhi, incorniciati da un paio di orecchie e un muso da cane.
 

Oggi ricorre il terzo anniversario della morte delle sue bestiole, com’è cambiata la sua vita da allora?
"Dopo i giorni d’isolamento e l’esperienza del carcere, ho avuto continui choc. Quando mi hanno rilasciato — dopo aver pagato 3mila euro di cauzione — avevo paura ad uscire di casa".
 

Il 4 ottobre lei rischia dieci anni e di tornare in carcere.
"Ho fiducia nella giustizia, per questo ho deciso di essere presente al processo".
 

Non ha paura?
"Fuggire non paga".
 

Se le cose non andassero come si aspetta, come reagirà?
"Mi sentirò un condannato a morte".
 

In questi tre anni come ha fatto ad andare avanti?
"E’ stato difficile. Anche economicamente. Avrò speso più di 50mila euro e ora lavoro come tatuatore per pagarmi gli avvocati: uno in Italia e uno in Spagna".
 

E’ stato difficile lavorare dopo il carcere in Spagna?
"Agli occhi degli altri ero un ex detenuto, quindi nel dubbio preferivano non assumermi. E’ stato un calvario".
 

Lei però non è solo. Sul web in tanti la appoggiano e l’altro giorno (il 15 settembre, ndr) l’onorevole Marco Zacchera ha fatto un’interrogazione parlamentare per discutere del suo caso...
"In molti mi sostengono, anche in Rete, facendo ‘girare’ le mie foto e il video dell’aggressione da parte della polizia. Mi è arrivata la solidarietà anche dal Venezuela. Ringrazio tutti: dal ministro degli Esteri Franco Frattini, all’ex console di Madrid Sergio Barbanti a Brigitte Bardot".
 

Ci sarà qualche rappresentante italiano al processo?
"Con il mio avvocato italiano, Libero Mancuso, abbiamo fatto richiesta formale. Lo spero".
 

Se tutto andrà bene, presenzierà al processo di dicembre contro il canile di Puerto Real?
"Certo. L’unica cosa che mi consola in tutta questa storia è che, grazie alla nostra denuncia, sono state salvate cento bestiole".
 

Quando tutto sarà finito, come vede la sua vita?
"Non desidero altro che un po’ di tranquillità. E riprendere in mano la mia esistenza. Vorrei creare una fondazione animalista con la mia compagna e tornare in Spagna".
 

In Spagna?
"Sì, nessun rancore".