Bologna, 17 aprile 2011 - L’ASTA decisiva per Palazzo Pizzardi avvenne il 28 giugno 2004. Ma non fu quello il passaggio di proprietà che segnò il destino dello storico edificio di via Farini, angolo via D’Azeglio, divenuto la sede del nuovo Tribunale e da mesi bersaglio di critiche e infuocate polemiche per la sua (presunta) inadeguatezza.

L’asta se l’aggiudicò il gruppo molisano Valente, che pure non aveva partecipato al primo incanto di due settimane prima. I Valente parteciparono solo al rilancio del 28, facendo l’offerta migliore con poco più di 39 milioni di euro. Ma il passaggio chiave fu quello successivo, cioè la vendita a ‘mister Datalogic’ Romano Volta, che comprò ufficialmente per 44 milioni Palazzo Pizzardi il 22 marzo 2005 (come risulta dalle visure catastali dell’immobile), il giorno dopo la bocciatura da parte del Comune dell’Ex Maternità come sede del nuovo Palazzo di giustizia, che in seguito finì, appunto, nell’edificio di Volta.

CURIOSAMENTE, il patron della Datalogic non partecipò all’asta decisiva, quella del 28 giugno, pur avendo invece partecipato a quella del 16 giugno, risultando perdente. Cosa successe fra i due incanti? Volta aveva perso interesse? E perché poi l’interesse si risvegliò pochi mesi dopo, tanto da fargli pagare cinque milioni di euro in più rispetto al prezzo pagato dai Valente? Ma vediamo le ultime carte di cui è venuto in possesso il Carlino e che illustrano gli ultimi passaggi dell’asta svoltasi in due tranche nello studio del notaio Rita Merone. Già avevamo raccontato che nel primo incanto, quello del 16 giugno, furono presentate tre offerte valide per l’immobile, che era di proprietà delle Ferrovie: quella della ‘Imt’ di Padova di 33 milioni e 700mila euro; quella della ‘Galotti Spa’ di Bologna di 33 milioni e 500mila; e quella di Volta di 33 milioni e 451mila. La base d’asta era 33 milioni e 300mila euro.

Come si evince, in questa fase non partecipò il gruppo Valente. Che invece prese parte alla successiva asta, quella dei rilanci, svoltasi presso lo stesso studio notarile il 28 giugno e dei cui verbali ora daremo conto. Le offerte pervenute furono solo due: quella della ‘Bridge Srl’, che scrisse in busta chiusa la cifra di 39.153.000 euro, e quella della ‘Imt’ di Padova, che scrisse invece 34.750.550. Volta, come detto, non partecipò, rinunciando così a rilanciare. Il palazzo fu dunque aggiudicato ai Valente.

ERAVAMO a metà giugno, ma il passaggio ufficiale di proprietà, visti i passaggi procedurali, avvenne mesi dopo.
Poi cosa successe? I Valente misero l’immobile sul mercato e intavolarono trattative con varie società che progettavano di fare a Palazzo Pizzardi un residence, un albergo, uffici o una struttura per studenti universitari. A un certo punto, però, irruppe Volta e tutto cambiò. Mister Datalogic sborsò, tramite la società Hydra, 44 milioni di euro (più Iva) e divenne il proprietario il 22 marzo 2005. Di lì a qualche tempo, la giunta guidata da Sergio Cofferati (che il 21 aveva bocciato l’Ex maternità) scelse l’edificio come sede del nuovo Palazzo di giustizia. Oggi il Comune paga un affitto annuo di 4 milioni di euro (per 12 anni). Di recente Volta ha comprato all’asta anche l’Ex Maternità e circolava voce in ambienti giudiziari che l’avesse offerta per farci altri uffici del Tribunale. L’ipotesi, al momento, sembra però tramontata.