Bologna, 24 maggio 2011 - «Noi siamo in sciopero da 122 ore». Sono ormai cinque i giorni di sciopero della fame a staffetta in difesa della scuola pubblica, portato avanti da insegnanti e genitori sotto il portico dell’Ufficio scolastico provinciale in via de’Castagnoli.
Da giovedì scorso affrontano turni di sei ore, giorno e notte, senza cibo né acqua, simbolicamente in protesta per portare all’attenzione della piazza e delle istituzioni «la fame della scuola», attraverso cartelli al collo, striscioni, ed una lista di partecipanti in continuo aumento.
Il tabellone dei turni si è riempito col passare dei giorni, comprese nelle temute fasce notturne rispetto alle quali qualcuno aveva avanzato delle perplessità. «Nessun problema, assolutamente, anzi fino alle 4 del mattino c’è sempre qualcuno che si ferma a parlare e condividere, sia giovani che adulti», dice Stefania Castelli, mamma di un bambino della scuola elementare Longhena.

Il suo chiodo fisso è «il tempo pieno che gli ultimi tagli stanno mettendo a rischio: sul prossimo anno scolastico-sottolinea con preoccupazione-avremo 55 insegnanti in meno sul territorio provinciale ed alcuni bimbi dovranno confrontarsi con 6/7 maestri alternati per coprire i buchi».
C’è un corposo quaderno blu sul quale i passanti offrono pensieri, riflessioni o semplicemente il proprio nome. Ieri ha firmato anche l’ex rettore della Università di Bologna Pier Ugo Calzolari, mentre Maurizio scrive: «Firmo perché è il minimo che posso fare». Un autografo illeggibile sa essere chiaro quando si sfoga: «Per non morire di fame si spera di non dover ingoiare di tutto».