Bologna, 15 luglio 2011 - Assemblea infuocata di Usb stamattina sul 'caso' del Liber Paradisus. “Dopo il danno, la beffa - accusa la delegata Rsu Vilma Fabiani – hanno evacuato, in ritardo, più di mille dipendenti comunali e adesso non vogliono neanche dirci cosa è successo di preciso”.

Sono almeno cento i lavoratori riuniti in assemblea, e molti non nascondono la propria rabbia per quanto accaduto. “Il sindaco Virginio Merola, dice Cristina Gnudi, non ha a cuore la salute dei lavoratori: l'allarme legionella è solo la punta di un iceberg. Tutto l'edificio del nuovo comune è pieno di problemi”.

Usb è categorica: nessuna decisione potrà essere presa sul rientro dei dipendenti se prima l'amministrazione non aprirà “un tavolo di confronto” con tutti i sindacati. Aspettando martedì, quando in teoria il Liber riaprirà, l'Unione sindacale di base dà appuntamento ai propri iscritti per il giorno prima, in Consiglio comunale. “Per sollecitare una risposta chiara sui rilievi fatti dall'Asl e dai Nas dei carabinieri” spiega Fabiani e per “chiedere che i dirigenti restituiscano il loro premio di produzione (25 mila euro ndr), visto che non sono stati in grado di garantire la sicurezza”.

Qualcuno pensa ad un picchetto davanti alla sede del nuovo Comune, in caso di una “riapertura senza le necessarie garanzie”. “Ci siamo informati – prosegue Gnudi - anche sulla possibilità di intraprendere una sorta di class action: l'obiettivo è riuscire a dimostrare che i dipendenti comunali del Liber Paradisus hanno respirato per tre anni della formaldeide e che ciò ha influito pesantemente sulla loro salute fisica”.

Ma Cgil, Cisl e Uil per adesso non raccolgono l'invito a saliere sulle barricate di Usb. Non resta che attendere i chiarimenti del Comune. “Anche se la nostra posizione – dicono dall'Usb – è da sempre una sola: buttare giù il palazzo o, al limite, intervenire con una ristrutturazione drastica”.

 

RIZZO NERVO

L’amministrazione di Bologna ‘’non fara’ sconti’’ nell’individuazione dei responsabili della situazione degli uffici di piazza Liber Paradisus e in eventuale ricorso alla sede giudiziaria. Questo, pero’, avverra’ solo a verifiche sanitarie ultimate e dopo che il funzionamento della struttura sara’ ristabilito. Lo ha specificato l’assessore ai lavori pubblici Luca Rizzo Nervo, informando sulla chiusura della sede nuova del Comune durante la seduta di question time.
‘’E’ evidente che l’amministrazione comunale valutera’, terminata la parte di attivita’ tecnica per il funzionamento del complesso, tutte le responsabilita’ e i danni subiti’’, ha spiegato Rizzo Nervo, sottolineando che ‘’ovviamente questo va fatto sulla base di dati di fatto e prove inconfutabili’’. Dunque, ha aggiunto, ‘’e’ evidente che vi sono prima le prove e poi gli atti eventualmente di accusa e le verifiche delle responsabilita’ e dei danni’’. A spingere la giunta in questo senso sono stati sia il centrodestra sia il Movimento Cinque Stelle.

FAVIA CONVOCATO DAI NAS

Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Favia, è stato convocato dai Nas in merito alla vicenda del caso-Liber Paradisus. Ne dà notizia lo stesso Favia in una nota.“Questo pomeriggio sono stato convocato dai Nas su richiesta del procuratore aggiunto Vallter Giovannini – dice Giovanni Favia – in merito alle mie dichiarazioni sulla situazione sanitaria dell’edificio di Liber Paradisus. Riteniamo che la segnalazione, inviata nel Maggio 2010 da un dipendente della Torre C sia stata ignorata. Era rivolta ai dirigenti comunali competenti e a due Responsabili della AUSL. Se tale sottovalutazione non fosse avvenuta, forse oggi non saremo a questo punto. La delibera regionale 1115 del 2008 è chiarissima in merito. L’Ausl deve intervenire con l’indagine epidemiologica anche solo per i casi sospetti. E lì la situazione era molto più che sospetta, visto che i livelli di legionella – pur dentro i limiti di legge – erano già nel 2009 tre volte superiori all’obiettivo di qualità e le affezioni polmonari largamente diffuse tra i dipendenti”.

IL TESTO DELLA LETTERA DIFFUSA DA FAVIA

"Oggetto
LEGIONELLA PNEUMOPHYLA TORRE C.

Gentili,

vi scrivo questa nota con ancor più viva preoccupazione delle precedenti dopo avere verificato, come verificherete pure voi con la lettura del documento che troverete in allegato, che all'interno dei nostri uffici è presente anche la legionella. La concentrazione rilevata fa sì che il direttore del laboratorio di analisi la metta chiaramente in evidenzia indicando che il valore mal si confà agli obiettivi di qualità indicati da vari organi di controllo: 100 UFC contro le 300 UFC rilevate nella nostra acqua. Il documento è in possesso del Comune almeno dal settembre scorso e quanto più sconcerta è che nessuno, che io sappia, ci ha informati del potenziale pericolo dato che la legionella è presente nell'acqua che utilizziamo ogni giorno e che approvvigiona le macchine distributrici di bevande. Saranno state effettuate misurazioni successive per controllare se i valori sono diminuiti o aumentati? Ad oggi quale sarà il valore presente nella nostra acqua o nei nostri impianti di condizionamento? Vale la pena di ricordare che all'interno della torre C si sono verificati, oltre alla broncopolmonite del sottoscritto, numerosi casi di affezioni polmonari. Basta chiedere ai colleghi. In ultimo vorrei evidenziare che non ritengo siano stati accuratamente letti gli atti che corredano tale relazione visto che è passato sotto silenzio il fatto che ci si riferisca alla legionella richiamando il D.lgs 27/01/1992, n. 99 all. IB. Tale norma, nelle finalità indicate all'art. 1 riporta: "disciplinare l'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura in modo da evitare effetti nocivi sul suolo (...). L'allegato I B poi è la prova provata che non si sa di cosa si parla visto che indica i valori massimi di salmonella presenti nei fanghi "destinati all'utilizzazione in agricoltura". Nelle note precedenti auspicavo un lavoro approfondito sulla grave situazione presente nella sede unica, non vorrei dovere nuovamente avere ragione su questo aspetto come purtroppo l'ho avuta sui limiti delle concentrazioni del particolato.Rimango, con me gli occupanti della torre C, in attesa di precisazioni urgenti sul tema qui evidenziato".

LA RISPOSTA DELL'AUSL

L’Ausl non si fece di nebbia, ma rispose alla segnalazione del dipendente comunale di Bologna che nel maggio 2010 lancio’ l’allarme sulla presenza di legionella nelle acque della nuova sede comunale di piazza Liber Paradisus. Lo rende noto il Comune, ricordando che la risposta dell’Ausl, che escluse ogni pericolo, arrivo’ il 27 maggio, ovvero una settimana dopo la mail del cittadino (data 19 maggio). La firmo’ il direttore del Dipartimento di sanita’ pubblica Villiam Alberghini, inviandola per conoscenza anche al dirigente comunale Felice Monaco e ai sindacati. Ci sono “due motivi” per cui non preoccuparsi, scrisse l’Ausl nel rispondere al dipendente. Il primo e’ che il valore di legionelle lamentato dal dipendente (pari a 100 ufc) e’ pari “al 30% del valore di attenzione posto dalle linee guida della Regione Emilia-Romagna a 1.000 ufc/litro”.
Il secondo motivo e’ che il valore incriminato venne riscontrato nei campionamenti fatti nel circuito idrico e non in quelli fatti nell’impianto di condizionamento: questo significa che per contaminarsi sarebbe stato necessario farsi una doccia.
Infatti, per respirare il germe (unica condizione per cui possa esserci la contaminazione), “l’acqua contaminata deve necessariamente essere nebulizzata- spiega l’Ausl- condizione espositiva che si realizza ad esempio quando si fa una doccia”.
Questo non significa, sottolineava Alberghini, “che il tema debba essere ignorato a priori, sia in relazione alla valutazione degli impianti che alla buona conduzione degli impianti”.

Nella lettera, poi, l’Ausl fa notare anche un altro elemento. Ovvero il fatto che “gli ambienti adibiti ad uso ufficio non sono compresi” nelle fattispecie di luoghi collettivi che la Regione ha individuato come quelli a maggior rischio legionellosi, fornendo raccomandazioni per la gestione degli impianti e il monitoraggio (lo sono invece gli impianti sportivi, le palestre o i centri commerciali). Cio’ non toglie, scrive sempre l’Ausl, che l’attenzione debba comunque essere presente”.

La premessa della missiva, pero’ era chiara: “Le legionelle sono ampiamente diffuse in natura” e “possono colonizzare anche in ambienti idrici artificiali”, per cui non e’ possibile puntare a un “rischio nullo, inteso come assenza del germe patogeno, ma occorre ragionare in termini di prevenzione del rischio”.