Bologna, 21 luglio 2011 - Quando si dice la giustizia lumaca. E' stato condannato in appello a tre anni e due mesi per una rapina del 24 novembre 2000 - a distanza di 11 anni dal fatto e di dieci dalla sentenza in primo grado che l'aveva assolto  - Davide Santagata, fratello di William e Peter, rimasti in carcere 900 giorni perche' accusati dell'eccidio dei tre carabinieri del Pilastro e poi scagionati dopo l'arresto dei fratelli Savi, i killer della banda della uno bianca. Per il suo difensore, l'avvocato Roberto D'Errico, pero' vi sono delle anomalie: ''La prima è che ci sono state due impugnazioni, una della Procura e l'altra della Procura generale. E' la rapina del secolo? E' un fatto straordinario, nemmeno per Vallanzasca l'hanno fatta la doppia impugnazione. Ma questa doppia impugnazione era la disperata ricerca delle procura di Bologna, aiutata dalla Procura generale, di non far passere indenne un altro errore giudiziario. C'e' qualcosa che non si capisce, qui non e' la vicenda che conta, conta chi e' l'imputato''.

''La seconda anomalia - ha aggiunto D'Errico - e' che questo processo si e' celebrato a dieci anni dalla sentenza di primo grado datata 24 luglio 2001. Se c'era tutta questa ragione di doppia impugnazione, poi il processo viene fatto dopo dieci anni? Purtroppo in ordine a questa famiglia esiste un atteggiamento della nostra giustizia cittadina, che coinvolge tanto gli organi inquirenti che quelli giudicanti, di attenzione particolare e di errore che si ripete''.

Lo stesso Peter Santagata recentemente ha presentato un esposto alla magistratura perche' si ritiene oggetto negli ultimi sei anni di attivita' investigative di tipo persecutorio. Nel suo esposto citava tre episodi recenti. La rapina per cui oggi e' stato condannato Davide avvenne il 24 novembre 2000, alle 16, alla Banca popolare dell'Emilia Romagna di via Larga. Un bandito con un casco in testa, vestito di scuro e con guanti scuri, entro' e si fece consegnare 8.400.000 lire. Poi se ne ando' con un ciclomotore. Poco dopo un uomo, passando in auto nel vicino viale Lenin, vide una Panda con a bordo un uomo con un casco in testa. Poi vide che c'era un altro giovane con un casco in testa che fece cenno alla Panda di fermarsi. Il passante prese il numero di targa dell'auto. L'auto risulto' intestata al padre di Davide. Santagata venne arrestato e rimase in carcere sino all'assoluzione. I militari sequestrarono tre giubbotti e un paio di guanti, poi ritenuti compatibili con quelli del rapinatore dagli impiegati della banca. Al processo gli impiegati dissero che dal punto di vista della corporatura Davide Santagata era compatibile con il rapinatore. Il Tribunale di Bologna presieduto da Maurizio Millo disse che c'era un indizio unico che non era una prova.