BOLOGNA, 28 agosto 2011 -  DUE Regioni, stessa filosofia sui ticket sanitari («Sono imposti dal Governo, ma cerchiamo di renderli più equi facendo pagare chi ha di più»), stesso colore politico (centrosinistra), ma diverse scelte su come applicare le nuove tasse sulla sanità.
Emilia Romagna (dove la misura su ricette farmaceutiche e visite specialistiche parte domani) e Toscana condividono molti aspetti dei loro piani di modifica dei ticket, ma differiscono su un punto. La Regione guidata da Enrico Rossi (nella foto in alto a sinistra) calcola le fasce di reddito, e dunque quanto fare pagare, prendendo come riferimento sia il reddito familiare fiscale (la somma di tutti i redditi di una famiglia con coniugi legalmente sposati) sia l’indicatore Isee (un sistema che permette un’analisi sia del reddito sia del patrimonio di una famiglia, considerando anche la sua composizione). I cittadini, dunque, possono presentare o l’uno o l’altro documento.

IN EMILIA Romagna, invece, la Regione ha scelto come parametro solo il reddito annuale lordo del nucleo familiare. Una scelta che, nei fatti, va a vantaggio di chi convive: due coniugi regolarmente sposati, che hanno un reddito entrambi sotto la soglia di 36.152 euro (che dà diritto all’esenzione) devono sommarli, mentre i componenti di una coppia non sposata o separata nella stessa situazione certificano solo il proprio reddito. La scelta ha creato diverse critiche a livello politico e anche qualche mal di pancia dentro lo stesso Pd. L’assessore alla Sanità della Regione, Carlo Lusenti, però difende la sua scelta, e spiega perché, per ora, l’Emilia Romagna non abbia inserito anche l’Isee: «Le valutazioni tecniche che abbiamo fatto — dice Lusenti — ci dicono che se i cittadini corressero a fare l’Isee ci vorrebbero molti mesi, circa sei, visto che sono in pochi ad averla già. Si tratta di tempi non compatibili con la necessità di partire subito con il ticket, come previsto dalla manovra. Inoltre, sul tema della compartecipazione alla spesa sanitaria, siamo vincolati da una legge del 1993: è questa che crea l’effetto distorsivo per cui vengono penalizzate le coppie sposate. Ma la situazione può essere cambiata solo a livello nazionale».

L’IPOTESI di introdurre in futuro l’Isee anche per i cittadini emiliano romagnoli non è però tramontata. Lusenti, presentando i ticket alla stampa, aveva parlato di «un ragionamento aperto», e ieri il presidente della Regione, Vasco Errani (nella foto in alto a destra) ha ribadito il concetto: «Come ha già detto in questi giorni l’assessore Lusenti, in futuro lavoreremo per introdurre in modo graduale tutti gli strumenti per rendere la misura del ticket meno iniqua, compresa l’introduzione dell’Isee».

INTANTO, a livello politico, il Pd ritrova l’unità. I ‘ticket all’emiliana’ sono appena partiti, e «se ci saranno delle correzioni da fare le faremo» dice il capogruppo democratico in viale Aldo Moro, Marco Monari. «Il ragionamento di Monari mi trova d’accordo — afferma Maurizio Cevenini, consigliere regionale Pd, che aveva criticato la disparità di trattamento per le coppie sposate —: resta il fatto che, con una manovra che colpisce molto le Regioni, le famiglie sono in difficoltà». «La Regione ha scelto il metodo più semplice e veloce — gli fa eco il compagno di partito, Marco Barbieri, consigliere democratico in viale Aldo Moro —. In futuro, però, dovremo trovare forme innovative più vicine alle realtà per misurare il reddito delle famiglie e dei contribuenti».
E anche l’ala sinistra della coalizione regionale conferma la sua fiducia: «Sui ticket la Regione sta cercando di applicare scelta più equa possibile, mentre il governo preferisce tagliare le spese sulla Sanità piuttosto che quelle militari» afferma Roberto Sconciaforni, consigliere di Rifondazione. La penalizzazione delle coppie sposate? «Nasce dal vuoto legislativo nazionale, che non ha mai riconosciuto le coppie di fatto» chiude Sconciaforni.