Bologna, 20 settembre 2011- L’ex giocatore rossoblu’ Giorgio Bresciani (suo lo storico gol contro il Chievo che riporto’ il Bologna in serie A nel 1996) sara’ processato, insieme a suo padre, per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi ai danni dello Stato e comunitarie, oltre ad una serie di truffe fiscali nel campo immobiliare. Il rinvio a giudizio del’ex rossoblu’ e’ stato deciso dal gip di Bologna Pasquale Gianniti venerdi’, al termine dell’udienza preliminare.

Bresciani e il suo anziano papa’ (Adalberto, di 70 anni) non sono certo gli unici che andranno a processo per questa complessa vicenda, portata alla luce nel febbraio 2008 (all’epoca degli arresti) da una maxi-inchiesta della Guardia di finanza coordinata dal pm Antonella Scandellari.

Oltre ai due Bresciani, sono stati rinviati a processo per lo stesso reato anche altri imputati, tra cui alcuni dei personaggi di spicco dell’inchiesta, considerati dall’accusa come i ‘capi’ della rete di societa’, per lo piu’ ‘fantasma’, responsabile di frodi fiscali, evasioni e truffe. Tra loro ci sono Marco Naldi (53enne bolognese sconosciuto per 10 anni al Fisco eppure solito fermarsi con auto lussuose davanti al bar Zanarini e collezionare multe), Stefano Giacomelli e Marco Acquistapace.

Le truffe messe a segno dall’organizzazione si realizzavano mediante una rete di societa’ immobiliari che, aperte e poi messe in liquidazione o trasferite all’estero in breve tempo, compivano speculazioni edilizie: compravano capannoni e terreni, soprattutto in provincia di Bologna, li ristrutturavano costruendo lussuose ville o palazzi con tanti appartamenti e poi li rivendevano dichiarando prezzi sottostimati o emettendo fatture false all’acquisto.

Oltre al filone delle speculazioni edilizie, l’inchiesta ha poi anche un altro filone, quello appunto legato alle frodi all’Unione europea. Anche in questo caso tutto ruotava attorno ad una rete di societa’ fittizie (intestate a prestanome improbabili come anziani ignari di tutto e perfino una donna toscana di 103 anni) che emettevano valanghe di fatture false. Che permettevano, pero’, di incassare sgravi fiscali, rimborsi Iva dallo Stato e contributi comunitari. Il meccanismo era questo: acquistavano impianti e macchinari produttivi (in vari settori, dall’olio ai panifici al bitume) destinati al Meridione e in Calabria e, mentre le macchine arrivavano subito a destinazione, inscenavano una serie di compravendite e passaggi attraverso le societa’ ‘cartiere’ solo per gonfiare il prezzo finale. Sul questo, poi, chiedevano allo Stato e all’Ue i contributi previsti dalla legge che incentiva interventi al Sud.

Se venerdi’ sono arrivati i primi rinvii a giudizio (il processo si aprira’ l’8 marzo davanti al Tribunale collegiale), la fase dell’udienza preliminare davanti al gip Gianniti ha portato anche ad una prima scrematura: per alcuni imputati e’ caduta infatti l’accusa di associazione per delinquere, come nel caso del commercialista bolognese Gianni Mazzoni, per cui e’ rimasta solo quella di emissione di fatture false. Prosciolto, invece, il suo collega Pierluigi Orsi (e un altro commercialista ancora, Gianfranco Trombetti, era gia’ uscito dall’inchiesta ancor prima della richiesta di rinvio a giudizio). Infine, ci sono gia’ stati anche un patteggiamento e un giudizio abbreviato: ha patteggiato una pena di tre anni Elisabetta Calzolari (considerata il braccio destro del ‘dominus’ Naldi), mentre e’ stato assolto in abbreviato Giordano Chiusoli.