Bologna, 12 dicembre 2011 - Il mondo dell’arte si è risvegliato un po’ più povero. Si è spento a Bologna sabato scorso Filippo Albertoni, 81 anni, pittore particolarmente apprezzato per i quadri che hanno saputo restituire, come in pochi altri casi, il fascino del tema del viaggio.

Nato nel 1930 a Reggio Emilia, dove il padre dirigeva l’Isituto Zanelli per gli studenti di agraria, si era poi trasferito a Bologna negli anni ’50, dove risiedeva nella zona di Porta San Mamolo insieme con la moglie Tiziana e alla figlia Silvia.

Filippo Albertoni è stato protagonista di una lunga serie di personali, fra cui l’antologica al Palazzo Re Enzo. Ha rappresentato nell’immaginario dei collezionisti l’artista bohemien per eccellenza. Nelle sue tele, così come negli appunti di viaggio scritti con gli occhi e con i colori, hanno infatti spesso fatto capolino volti di affascinanti modelle così come le vedute delle capitali europee, in cui aveva trascorso lunghi periodi di formazione culturale.

Attento osservatore dell’ambiente artistico felsineo, il pittore ne raccontava frequentemente gli aneddoti. Fra cui un episodio correlato al grande Giorgio Morandi.

“Una volta, in Accademia, regalarono al maestro un impermeabile chiaro, come quello che indossava Humphrey Bogart nei panni di investigatore”, era solito ricordare. “Morandi ringraziò, lo indossò, ma appena uscito, inizio a strofinarlo contro il muro per sporcarlo un poco”.

Le ultime mostre risalgono al 2009, allestite nella città natale, Reggio Emilia. Tuttavia non ha mai smesso di camminare lungo l’amato sentiero dell’arte. Si è cimentato sino agli ultimi giorni di vita con schizzi dei giardini segreti di Bologna, quelli nascosti nei cortili delle case del centro, e con alcune matite dedicate ai suoi amati gatti.

Le esequie si svolgeranno in forma privata a Bologna mercoledì 14 dicembre nel pomeriggio.