Bologna, 15 gennaio 2012 - Cosa pensa di fare un gruppo di imprenditori quando il fatturato dell’azienda passa in quattro anni da 6 milioni di euro a 68? Regalare, nell’anno più buio, una speranza ai propri 195 dipendenti: una busta paga in più per tutti, ribattezzata ‘quindicesima’. Anche questo accade in tempo di crisi. Non solo ristrutturazioni, tagli al personale, delocalizzazioni e accordi separati, ma anche un regalo di capodanno (da 450mila euro in tutto) per quasi duecento famiglie.La Caffita spa di Gaggio Montano diventa così un esempio luminoso, nel magma di casse integrazioni e licenziamenti che dominano le pagine dei giornali di tutta Italia.

«Per evere così successo ci vuole molta testa, molta fortuna e molte braccia. E noi — dice orgoglioso Sergio Zappella, uno dei soci principali — abbiamo deciso di premiare i nostri uomini, perché è gente ammirevole, che in questi anni ha lavorato tanto per fare andare bene l’azienda». E la Caffita, che produce capsule e macchine per il caffè, in questi anni ha dimostrato di essere l’eccezione alla regola. Con un fitto programma di investimenti in innovazione, ha portato una piccola realtà ad essere un temibile concorrente di Nestlè e Lavazza.
Trascinati da un mercato in espansione (+20% ogni anno) la Caffita è riuscita a creare un prodotto ineguagliabile. «Prepariamo un caffè che piace in tutti i Paesi — spiega l’amministratore delegato Andrea Clementini —, perché regoliamo le nostre capsule rispetto ai gusti di ogni Paese nel mondo».
Zappella, assieme al socio di sempre Giovanni Zaccanti, gestisce la sua creatura con la dedizione di un padre, «niente a che vedere con quei manager delle multinazionali che vedono i dipendenti come numeri — spiega —. Noi vediamo uomini e le persone vanno premiate per il loro lavoro». La forza dell’azienda, secondo Zappella, sta proprio nel legame tra i soci: «Noi lavoriamo assieme da ormai trent’anni e, volenti o nolenti, dobbiamo andare d’accordo. Così siamo diventati come una grande famiglia, potremmo definirci un’azienda di vecchio stampo per questo».
La speranza di Zappella è che la scelta della Caffita non rimanga un caso isolato: «Noi speriamo che questo gesto dia un po’ di fiducia in questo terribile periodo, e che le aziende che vanno bene come la nostra decidano di fare la stessa cosa, perché più liquidità significa anche economia più viva. Ma ho visto che in questi mesi non siamo stati gli unici a dare buoni esempi, premiando i lavoratori».
Con questa filosofia la Caffita è passata in quattro anni da 40 dipendenti a 195. Nel 2009 ha chiusto con 6 milioni di fatturato, nel 2010 erano 25, l’anno successivo 36,6 e quest’anno hanno realizzato la cifra record di 68 milioni di euro.