Bologna, 1 marzo 2012 - "In questo momento non sono sconvolto ma addolorato", dice Gaetano Curreri, "perché ho perso un amico, un maestro, un punto di riferimento nella musica come nella vita. Oggi io, Giovanni Pezzoli, Fabio Liberatori, gli Stadio, tutti noi piangiamo un grande amico, un pezzo della nostra storia: 40 anni di dischi e concerti che non si potranno mai dimenticare. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere un grande uomo. Ero un ragazzo quando arrivai a suonare con Lucio, da lui era come andare a bottega dall'artigiano: non sapevo di essere un cantante, un autore - lo devo a Lucio - cosi come anche la nostra collaborazione con il poeta Roberto Roversi. Qui in casa ho il suo clarinetto, quello di "Banana Republic", che mi regalò dopo la tournée e che ora è il ricordo di tante storie musicali che abbiamo vissuto con Lucio. Oggi, in un momento cosi, mi chiedo come si possa ricordarlo senza dire ovvietà...".
 

MINGARDI - "Era più avanti di tutti noi - lo ricorda così Andrea Mingardi -,amava sperimentare diverse strade, dall'opera al jazz, dal teatro alla regia. Ma io lo frequentavo già all'epoca in cui faceva cabaret con Gianni Cavina e Pizzirani. Roba che allora era assolutamente sperimentale. Diciamo che Bologna ha perso una sua torre, piccolina ma importante".

PAOLO MENGOLI - Ha seguito al suo fianco l'ultima sfida al Dall'Ara tra Bologna e Udinese ma si erano visti a metà febbraio anche durante il festival di Sanremo che Paolo Mengoli ha seguito come inviato di Rai Due. Ed è proprio un episodio della sua presenza sul podio della manifestazione sanremese, dove ha accompagnato Pierdavide Carone e la sua 'Nanì', a commuovere oggi il concittadino salito alla ribalta negli anni Sessanta con un'immarcescibile 'Perché l'hai fatto': 'Mi ha colpito la sua umiltà quando gli ho chiesto di apparire in un collegamento. Lui ha declinato adducendo come ragione la volontà di non offuscare la ribalta al suo pupillo. E mi è venuto in mente che lo stesso atteggiamento di riserbo e modestia l'ebbe anche quando produsse il primo Bersani, Carboni, Angela Baraldi'. E la sua morte cancella pure un sogno: quello di poter cantare una sua canzone. 'Gliel'ho espressamente chiesto e lui mi aveva promesso che proprio durante questo tour ci avrebbe pensato e me l'avrebbe poi scritta. E siccome era uno che manteneva sempre quanto diceva, anche domenica allo stadio ha rinnovato l'intenzione: 'Guarda che non mi sono mica dimenticato', mi ha detto'. Ma, ahimé, il destino ci ha messo in mezzo il più crudele zampino.

ANGELO VARNI - Angelo Varni è professore di Storia contemporanea all'università di Bologna ma anche direttore del Sistema Museale d'Ateneo oltre che responsabile delle attività culturali della Fondazione del Monte che a marzo 2009 gli affidò lo spettacolo 'Cantattorri'. 'Ma ero soprattutto suo amico, frequentavo la sua casa di via D'Azeglio e anche domenica ci siamo trovati al bar di piazza Celestini. Ciò che più colpiva di lui era la grande curiosità verso tutto e tutti, amava accumulare conoscenze e lo dimostra l'attività di tutta una vita. Poliedrico lo era in scena e fuori, s'informava sempre della mia relazione con gli studenti, era spasmodicamente attento al mondo della comunicazione, ne era affascinato e amava trasmettere con generosità le sue esperienze'. Anche la sua casa di via D'Azeglio rispecchiava l'anima eclettica che madre natura gli aveva donato: 'Si circondava di oggetti bellissimi, dai giocattoli dell '800 a quadri preziosissimi antichi e contemporanei, poi soldati, automobiline. Non lo definirei un collezionista ma un raccoglitore di simboli della sua infinita sete di sapere'. Ricco di case (sulle pendici dell'Etna, alle Tremiti) e non solo, era però noto per non essere uno spendaccione. Tutt'altro. 'E invece - conclude Varni - era umanamente generoso. Ricordo quando sotto casa sua studenti o scolaresche lo riconoscevano e lui si concedeva ai flash con pazienza e partecipazione sapendo di far loro un gran piacere e un favore. Talvolta mi scocciavo io al posto suo'.