Bologna, 3 marzo 2012 - CHI se li ricorda alzi la mano. Già il marchio di fabbrica, acronimo dei cognomi, si muoveva tra il futurismo e la cialtroneria. ‘Caba and Madapi’, gruppo cabaretistico nato a Bologna nei primi Sessanta poco ruggenti e fortemente voluto da un gruppo di ragazzotti che poi si sarebbero fatti largo. Caba and Madapi: Cavina, Baldazzi, Mangano, Dalla, Pizzirani. Erano strippati per I Gufi e vollero ripetere l’esperienza. Ma a Bologna e in uno scantinato vicino a piazza Aldrovandi.
 

«Uno scantinato gigantesco dove non veniva nessuno, eravamo allucinati». Uno del gruppo ricorda. E’ Gianni Cavina, che con Lucio Dalla mosse i primi passi artistici, che lo ritrovò tardi e che in quel lungo intermezzo lo vide poco anche se la distanza non cancellò mai un affetto e una stima reciproci e veri.
Gianni e Lucio, dunque, che una notte misero a ferro e fuoco quella cantina. «Il proprietario del locale ci pagava con salsiccia e patate fritte a fine spettacolo. Oh, non veniva mai nessuno a vederci. Una sera per farci un regalo arriva Gianni Morandi e finalmente è un trionfo. Alla fine quello ci dà sempre e solo salsiccia e patate fritte... io inizio a tirare piatti e bicchieri contro il muro seguito da Lucio. Un casino... quello fu l’inizio della nostra amicizia: io e lui a fare cabaret con un insuccesso clamoroso».

E Cavina apre il flusso della memoria. Quando si trovavano a casa del nonno di Gianni — «uomo raffinatissimo» — in via Zampieri e Lucio arrivava con una gallina al guinzaglio. «Un giorno mio nonno lo guardò andar via e disse: Lu lè ai la fa, te an al so brisa». Lui ce la farà, te non so.
Si rividero sul set della Mazurka del barone complice Pupi Avati. L’ultimo incontro? «Poco tempo fa ero in treno, andavo a Roma. Sento una vocina: ‘Quando due vecchie carcasse si incontrano fanno scintille’. Mi ha strappato il giornale e si è seduto sulle mie ginocchia. Gli altri passeggeri erano un po’ perplessi».

COME TANTI, Cavina è rimasto colpito. «Non mi rendo conto di come si possa andar via al volo, così e di non poterlo incontrare più». Ma, Cavina, vi siete mai spiegati le ragioni di quel vostro iniziale insuccesso? «Io cantavo e lui recitava. Ma l’abbiamo capito un po’ in ritardo...».

di Andrea Maioli