Bologna, 5 marzo 2012 - Con la grande partecipazione ai funerali di Lucio Dalla "i bolognesi hanno riscoperto loro stessi" e allo stesso tempo "lanciato un bel messaggio al paese, come se avessero detto: ‘Contate su Bologna"’. A sottolinearlo il sindaco Virginio Merola, tornando sulla folla dei 50mila persone che ieri era in piazza Maggiore per l'ultimo saluto: "Sono rimasto colpito come tutti dalla reazione della città, dobbiamo essere orgogliosi di Bologna: c’è stata una grande reazione libera e responsabile". Per il primo cittadino "è stato bello vedere ‘piazza grandè, pardon piazza Maggiore, piena di persone che hanno fatto file ordinate per partecipare a questo ultimo saluto a Lucio". Come bolognesi, ha proseguito Merola, "abbiamo riscoperto il fatto che siamo una città che ha la possibilità di restare unita intorno ai valori di solidarietà e di amicizia e questo è il vero messaggio che ci ha lasciato Lucio Dalla".

 

Il primo cittadino poi invita a non fare polemica sul funerale: "I bolognesi erano lì in piazza per Lucio, conoscono tutto di lui e della sua vita, ma non ne hanno fatto un motivo di polemica". C’è stata, invece, "una grande vicinanza agli amici e al compagno come è stata molto rispettata anche la sua scelta religiosa". Poi dice: "Mi permetto solo di dire che io rispetto le persone e la loro privacy". Insomma "bisognerebbe tenere conto della vita di Lucio: non vedo nessun obbligo di esternazione e nessun obbligo di silenzio, solo la necessità  di rispettare come Lucio ha voluto condurre la sua vita".

 

Il sindaco ha poi promesso una targa in piazza Maggiore per identificarla con la ‘Piazza grande" di Lucio Dalla.  "Lucio e i bolognesi hanno già deciso qual è il luogo" da dedicare all’artista, "si chiama piazza Maggiore, pardon Piazza grande. Credo che tra una decina d’anni sarà necessario ricordarlo con una targa. Se dobbiamo parlare di pronunciamenti popolari, il luogo è già stato deciso". Ma, precisa poi lo stesso primo cittadino, "si può fare anche subito, ma può darsi che tra 10 anni ci saranno dei giovani che non si ricordano che ‘Piazza grandè è la canzone di Lucio Dalla. Non ne farei un tema da commissione toponomastica, Piazza grande è conosciuta in tutto il mondo".

 

Oggi Merola ha sentito oggi l’impresario musicale Bibi Ballandi. "Forse riusciremo a vederci per la fine della settimana, ci troveremo per cominciare a valutare come rendere effettivo questo tributo del 4 marzo a Lucio". In un secondo momento, spiega il sindaco, il tributo a Dalla potrebbe diventare un’occasione per far conoscere musicisti emergenti. Avanti anche con le musiche di Dalla via D’Azeglio, per la quale si aspetta la proposta degli amici ("è partita da loro loro, li aiuteremo. Mi sembra una buona idea") e la stella "del jazz" in via Caprarie, che dovrebbe arrivare con la prossima edizione della manifestazione a metà settembre.

 

MONSIGNOR SILVAGNI

Il funerale di Lucio Dalla "è stato fatto con i criteri con cui lo si sarebbe fatto con il funerale di qualsiasi altro cristiano". Cioé "coinvolgendo le persone a lui più vicine, con attenzione alle loro esigenze, e dando alla liturgia un tono di affetto e familiarità". A dirlo è monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale dell’arcidiocesi di Bologna. "Non è stata - ha aggiunto- la celebrazione di un funerale di un omosessuale, ma il funerale di un uomo".
Per il ‘numero duè della diocesi guidata dal cardinale Carlo Caffarra le polemiche sono "uno spostare il tema su un aspetto secondario, una strumentalizzazione tardiva che si commenta da sola. Chi vuole cavalcare l’onda si assume le sue responsabilità. Credo che sia una mancanza di rispetto verso chi prova dolore", ha detto.

 

Molto rumore per nulla, si ribatte ai piani alti di via Altabella: "La Chiesa ai funerali prega per il defunto e per la sua salvezza eterna, lo fa per tutti- ricordano le persone più vicine al Cardinal Carlo Caffarra- perchè tutti siamo peccatori, e tutti possiamo avere un funerale. Ma la Chiesa non giudica l’uomo, semmai il peccato".
Invece, nel caso di Dalla si sta andando ad "interferire e 'sfrucugliare' la vita personale e privata di persone che non hanno mai voluto esternare cose particolari. Certo- riconosce Silvagni- alcune cose le si potevano intuire, ma non sono mai state tematizzate né in passato, né ieri, né oggi". E se si vuole sapere come la pensa la Chiesa sugli omossessuali "non è questa l’occasione", rileva monsignor Silvagni invitando semmai a consultare i documenti ufficiali della Chiesa. "E se si vuole vedere qual è l’atteggiamento per i funerali, basta guardare come la Chiesa si è comportata ieri. I funerali si fanno per i credenti e per chi lo chiede". Insomma, "è tutto chiaro per chi vuol vedere" e anche se "vengono fatte dietrologie, non credo che sia il caso di continuare con una dinamica che presta il fianco a questo modo di procedere irrispettoso delle persone coinvolte e delle Istituzioni che", in occasione del funerale, "hanno dato prova di armonia e collaborazione".

 

Quello di Dalla è stato certo un funerale fuori dal comune, ma "si è cercato di farlo con la semplicità di qualsiasi altro", sottolinea monsignor Silvagni. E nel prepararlo c’è stato un accurato confronto "nelle scegliere le parole e lo stile con riguardo a chi gli era più vicino che si è coordinato con noi che abbiamo valutato e, nella misura del possibile, accolto e armonizzato" le richieste con la liturgia. Ne è uscito, sottolinea il vicario generale, un funerale "che non era diverso a quello di un nonno, di un amico, di un fratello, di una persona cara".  E cioè una occasione in cui, si ribadisce ai piani alti della Curia, "si affida un uomo alla misericordia del Signore: se si capisse e si conoscesse questo aspetto scomparirebbero tutte le polemiche, ma purtroppo non si conosce la dottrina". Ad ogni modo, riprende monsignor Silvagni, tutto è stato fatto, soprattutto da parte della Curia e della Chiesa bolognese, "senza infingimenti, senza ipocrisia come ci è invece stato attribuito maliziosamente". Ma questa polemica resta una ‘macchia’ sul momento (peraltro solenne) dell’ultimo saluto a Dalla? "Credo che macchi più chi l’ha prodotta, più che chi la subisce. Mi dispiace per chi non si sa muovere in altro modo che questo", ma "personalmente sono sereno".