Bologna, 10 marzo 2012 - Lucio Dalla e la Puglia. Un legame indissolubile, un amore noto e consolidato. Molto meno note, almeno sotto le Due Torri, le voci che da giorni rimbalzano dal Gargano. Un venticello che sta arrivando fino in Piazza Grande. Voci clamorose, forse fantasiose, certamente indimostrabili, secondo cui il vero papà di Lucio non era Giuseppe Dalla, il genitore ‘ufficiale’ che lo riconobbe a tutti gli effetti di legge all’atto della nascita, il 4 marzo 1943, ma un’altra persona. E cioè un notabile di San Giovanni Rotondo, il cavalier Francesco Morcaldi, già sindaco e podestà del paese, che la vox populi pugliese indica come il padre biologico del cantautore bolognese.
Cosa ci sia di vero in tutta questa storia non si saprà, probabilmente, mai. Quel che è certo è che non c’è nulla (al momento) di dimostrabile. Come dice la stessa famiglia Morcaldi, che non smentisce né conferma nulla. Storia che, ipoteticamente, potrebbe pure avere qualche riflesso sull’eredità.

 

MA FACCIAMO molti passi indietro e torniamo a San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio, nei primi anni ’40. Jole Melotti, la mamma di Lucio, è una stimata e apprezzata sarta che ogni anno scende da Bologna fino in Gargano per le sfilate. E quando è in terra di Puglia mette la sua bravura al servizio dei personaggi importanti della zona, che si fanno cucire vestiti su misura. E’ così che conosce Francesco Morcaldi, un autentico notabile. Nato nel 1889, nominato cavaliere dal re Vittorio Emanuele III nel 1924, Morcaldi è prima sindaco del paese, poi podestà (dal ’27 al 29), poi, dopo la guerra a cui partecipa con il grado di maggiore, di nuovo sindaco nel ’54 e nel ’63. Molto religioso, grande amico di Padre Pio, è proprio Morcaldi a inaugurare la Casa sollievo della sofferenza nel 1956. In quegli anni, Jole Melotti entra in contatto con la famiglia Morcaldi, con cui resterà in stretti rapporti anche dopo la nascita di Lucio. Quando il cantante nasce, nel ’43, Jole ha 42 anni, Giuseppe Dalla, direttore del club di tiro a volo di Bologna, 47. Il cavalier Morcaldi, 54enne, ha già quattro figli, due maschi e due femmine, ed è vedovo, visto che la moglie è morta nel ’40.

 

NEGLI ANNI successivi alla guerra Jole continua a frequantare assiduamente la Puglia. Ogni anno va in vacanza a Manfredonia, dove nasce nel piccolo Lucio l’amore per il mare. A sette anni Dalla perde papà Giuseppe, stroncato nel ’50 da un tumore. Anche in quegli anni così difficili e dolorosi le estati in Gargano restano un punto fermo. E Lucio è accolto come uno di famiglia dai Morcaldi. Per lui c’è sempre un posto in tavola e in casa. Nel frattempo, Jole continua a lavorare come sarta per molti clienti, alcuni dei quali, residenti alle isole Tremiti, le danno una casa nell’arcipelago come pagamento dei debiti di sartoria. L’amore per quell’isola non lascerà più Dalla, che in seguito vi acquisterà una villa con studio di registrazione.

 

CIÒ che unisce Francesco Morcaldi a Lucio Dalla, oltre all’affetto, è anche il fatto che sono entrambi molto religiosi e devoti a Padre Pio.  Siamo ormai vicini all’epilogo della storia. Nell’estate del 1976 il cavaliere è vicino alla fine, le sue condizioni di salute si sono aggravate. E’ allora che avviene un episodio, confermato dalla famiglia Morcaldi, suggestivo. Sul letto di morte, Francesco Morcaldi chiede di vedere cinque persone: i suoi quattro figli e Lucio Dalla. Dice: «Voglio qui i miei figli e Lucio». Il quale, però, non riesce ad andare al capezzale di Morcaldi, probabilmente perché impegnato ad assistere a Bologna la madre Jole, che morirà, ironia della sorte, pochi giorni dopo il cavaliere.

 

Da allora è rimasto sempre intatto l’amore viscerale di Dalla per la Puglia, più volte omaggiata. E in quella terra, fra la gente del porto, sono continuate le voci e le dicerie. Tanto che alcuni credono di scorgere tratti autobiografici nella famosa e bellissima canzone 4 Marzo 1943, il cui vero titolo era Gesù bambino, che canta di una ragazza di 16 anni che rimane incinta di un soldato alleato, poi morto in guerra, e della vita del bambino orfanello.
Voci, dicerie, supposizioni. Che dopo la morte di Lucio sono state riprese anche da Dagospia, siti e giornali locali, diventando sempre più insistenti. Quanto c’è di vero in questa storia? Forse nulla. Probabilmente non lo sapremo mai.
 

di GILBERTO DONDI