Bologna, 26 marzo 2012 - Con il sondino naso-gastrico per l'alimentazione artificiale. Così Calisto Tanzi si è presentato questa mattina alla Corte d'Appello di Bologna dove si tiene l'udienza del processo di secondo grado sul crack della Parmalat.

E' stata un'ambulanza ad accompagnare Tanzi a Bologna e il suo legale, l'avvocato Giampietro Biancolella, ha ottenuto che venisse portato senza le manette ai polsi.

 

"Porterò per sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti per colpa mia hanno subito danni”. E’ quanto ha dichiarato spontaneamente l’ex patron della Parmalat. “Sono oggi pienamente consapevole degli errori che sono stati commessi” ha aggiunto Tanzi e “della gravità dei danni che i creditori e, soprattutto, coloro che hanno acquistato obbligazioni riferibili al gruppo hanno subito”.

 

Poi ha aggiunto: "Mi pento dello stato di esaltazione che all’epoca non mi ha consentito di percepire che celando le reali condizioni del Gruppo non sarei uscito dal tunnel dei debiti e dalla spirale di reati che per tale motivo andavo compiendo’’. Tanzi ha anche spiegato che di molti errori commessi, "ho compreso l’entità e il significato soltanto nel corso del processo".

 

La difesa di Calisto Tanzi ha chiesto l’assoluzione "perché il fatto non sussiste" per l’associazione a delinquere, e per i reati per cui giudica "manchi la prova della partecipazione" dell’ex patron Parmalat. Ritiene inoltre che la Corte non possa giudicare per i capi di imputazione che corrispondono all’aggiotaggio milanese (già oggetto di condanna definitiva), e ha richiamato, nelle conclusione dell’arringa, alla richiesta di cinque anni per il crac. Lo ha spiegato uno dei legali, prof. Filippo Sgubbi. "Abbiamo fatto richiamo nelle conclusioni - ha detto - a quella ipotesi di patteggiamento a cinque anni che avevamo gia’ formulato in udienza preliminare, ribadito in sede di primo giudizio e poi nell’atto di impugnazione, con la concessione delle generiche prevalenti".