Bologna, 3 aprile 2012 - L’AVVOCATO Andrea Moschetti è il nuovo presidente dalla Faac. La decisione è stata presa ieri pomeriggio nel primo consiglio di amministrazione della multinazione, in cui l’arcidiocesi di Bologna ha svolto il suo ruolo di azionista di maggioranza. Presente il socio di minoranza, la società Somfy, nella persona del presidente Paul Georges Despature.

Al termine del cda i francesi si sono recati in via Altabella, negli uffici della Curia, dove hanno conosciuto l’economo diocesano, monsignor Gian Luigi Nuvoli. Nei diversi incontri di ieri pomeriggio , Despature non ha avanzato nessuna offerta per l’acquisizione delle quote attualmente in mano all’Arcidiocesi. Ma voci ben informate fanno sapere come sia imminente una proposta d’acquisto il cui valore si aggirerebbe intorno ad 1.1 miliardi di euro.

«CI SIAMO conosciuti in un clima di grande cordialità – ha spiegato il presidente Moschetti – e abbiamo ribadito come non ci sia la disponibilità a ricevere qualsivoglia offerta. Vogliamo che la Faac continui ad avere sede a Zola Predosa nell’interesse dei 200 lavoratori che attualmente lì svolgono la loro occupazione».
La Curia, infatti, vorrebbe gestire la multinazionale nella stessa direzione tracciata dal precedente presidente, il dottor Michelangelo Manini.

«L’INTENZIONE del nuovo proprietario è quella di non modificare nulla delle precedenti politiche aziendali. Al di là della prematura scomparsa del dottor Manini, che immagino sia stata dolorosa per tutti i dipendenti, sul luogo di lavoro non ci saranno cambiamenti e le figure di riferimento rimarranno le stesse. L’ammistratore delegato, l’ingegner Andrea Marcellan, continuerà a dialogare con i lavoratori dell’azienda».
Da questo punto di vista, però, la scelta di non vendere le quote, nonostante un’offerta così alta, sembrerebbe uscire dalle logiche di mercato.

«GIÀ IN PASSATO il dottor Manini aveva rifiutato offerte importanti pur di mantenere a Zola Predosa la sede della multinazionale. Somfy e Faac sono diventati soci quando era ancora in vita il padre Giuseppe, ma da allora la leadership del gruppo è sempre stata in capo alla famiglia Manini. Il mio ruolo è quello di fare da raccordo tra l’azienda e la curia, rendendo operative le scelte del nuovo proprietario. E tra queste vi è anche quella di onorare il benefattore, rifiutando qualsiasi tipo di offerta».

di Massimo Selleri