Bologna, 31 maggio 2012 - Aveva ragione quell’amico mio che, in tempi non sospetti, sosteneva questa verità lapalissiana: se un sisma di tale gravità avesse colpito una regione del Sud, tutta l’Italia si sarebbe mobilitata come un solo uomo. Il fatto, invece, che l’epicentro del terremoto sia stato localizzato in una terra ricca come l’Emilia e abbia coinvolto gente bonaria e tranquilla come gli abitanti della pianura emiliana, ha finito per mettere una specie di sordina sulla catastrofe di questi giorni, favorendo una sottovalutazione molto pericolosa della situazione.

Certo, la nuova gravissima scossa di martedì non poteva essere prevista, anche perché - come spiega il sismologo Enzo Boschi - non si era mai verificata, in passato, una sequenza di queste dimensioni nel nuovo triangolo della morte (Modena-Ferrara-Bologna). Eppure ci sono state straordinarie superficialità, dovute anche al fatto che tutto sembra ancora così incredibile che risulta più semplice continuare a comportarsi come se nulla fosse accaduto. Un caso, tra i tanti: per quale motivo non erano stati chiusi tutti quei capannoni industriali che potevano essere a rischio dopo il terremoto di domenica 20 maggio? Si erano già rivelati gli elementi più fragili e la voglia di ricominciare non giustifica l’azzardo sulla pelle dei lavoratori.


Le nuove scosse telluriche, che hanno provocato tanta devastazione anche sulla speranza di essersi lasciati il peggio alle spalle, devono adesso fare aprire gli occhi a tutti, a cominciare ovviamente da chi sta sulla plancia di comando.

Da mesi, ad esempio, il professor Boschi chiede al Comune di Bologna (c’era ancora il commissario Cancellieri) dati approfonditi sulla staticità delle Due Torri. Perchè la torre degli Asinelli, che risale al 1200 ed è la più alta opera in muratura del mondo con i suoi 97 metri, è uno dei simboli più vulnerabili della nostra regione.

Concordo con il professore: bisogna deviare il traffico delle vie adiacenti e impedire l’accesso agli edifici attigui al monumento, a cominciare dalla Chiesa di San Bartolomeo e Gaetano che è praticamente sotto le torri. Nella vicina Romagna, che è sempre stata terra ballerina, da anni è stata approntata un’ottima rete antisismica. L’Emilia, invece, è stata abbandonata a se stessa. E, purtroppo, oggi i risultati di questa latitanza si vedono tutti.
 

di Giancarlo Mazzuca, parlamentare Pdl