Bologna, 20 ottobre 2012 - Giardino pensile, albero, astronave, stalattite di legno o proiezione dal futuro; comunque si voglia interpretare l'installazione che l'Expo ha sistemato sul bordo del Crescentone, una cosa è certa: si è rivelato il 'campanile' perfetto per attrarre, stamattina, centinaia di bolognesi a pranzare alla 'Tavola planetaria' di Piazza Maggiore.


Bologna è stata scelta come la prima città dopo la patria milanese per avvicinare la gente alla grande esposizione universale del 2015, e allo scopo non poteva esserci miglior sponsor della gastronomia. Dalla mortadella al cous cous, dal pesce azzurro dell'Adriatico al riso Biryani dello Sri Lanka, passando per gli involtini 'Sarmale' dei Balcani, il sufflè di patate del Last Minute Market e l'Adobo filippino. Una autentica passeggiata tra i sapori del mondo, distribuiti gratuitamente a partire da mezzogiorno. Ed è stato un successone, tant'è che tutti gli stand avevano finito il cibo da distribuire gratuitamente già prima delle 15. Oltre 27.000 i piatti consegnati a circa 10.000 persone.
 

L'evento è stato organizzato per celebrare i due protocolli di intesa firmati da Bologna con Milano e l'Expo 2015. E gli stessi due sindaci, Virginio Merola e Giuliano Pisapia, non si sono sottratti a un giro tra le bancarelle, fermandosi e assaggiando praticamente tutte le specialità.

A fare da sfondo la discussa opera di Michele De Lucchi, tre strutture alte dieci metri e realizzate con tubi, pallet e iuta, simbolo dell'Expo poco gradito dalla Sovrintendenza. «Il successo di oggi dimostra la predisposizione di Bologna all'apertura e alle relazioni col mondo», ha sottolineato Merola, al quale ha fatto eco Pisapia: «Oggi lanciamo un messaggio alle comunità straniere: anche voi potete essere messaggeri dell'Expo nel vostro paese''. In fila anche molti immigrati e clochard, per loro più che la celebrazione di uno degli eventi più importanti del futuro prossimo del nostro paese è stata l'occasione, quasi unica, di potersi godere un pasto caldo e abbondante lontano dai dormitori e dalle mense.

di Daniele Passeri