Bologna, 9 dicembre 2012 - «LA FINE è il mio inizio», per dirla con il noto libro. Il pensiero è quello dei commercianti: a prescindere da come andrà il blackout delle luminarie di oggi e da quanto il sindaco riferirà in consiglio comunale domani, c’è il rischio che il muro contro muro Comune-negozianti vada avanti all’infinito. «La fine è il mio inizio» (della protesta): non basterà un contentino per riannodare i fili della convivenza. E allora: come può la fine essere l’inizio non della protesta, ma della mediazione?

LA PROTESTA sgorgata con lo spegnimento della torre degli Asinelli si è diffusa come un virus. Serve un piano infrastrutturale della pedonalità: comprendiamo (e condividiamo) la decisione dell’amministrazione di non tornare indietro sul centro senz’auto, non comprendiamo perché non si sia partiti con un ragionamento concreto sui nuovi parcheggi a disposizione dei cittadini e sulle aree di carico e scarico delle merci. Non comprendiamo perché sia così difficile lanciare autobus dalla periferia al centro senza dover cambiare. «La fine è il mio inizio», solo che con la regola del silenzio la giunta rischia di restare proprio lì, alla fine. L’«inizio» del dialogo è altrove. E la città spenta — che penalizza tutti — rischia di non essere la «fine».

di Valerio Baroncini