Bologna, 26 marzo 2013 - «Per aver posto la necessità del leggere al centro dell’azione educativa, per la sua mirabile attenzione allo sguardo, al vissuto, ai diritti propri dell’infanzia e dell’adolescenza...». Si legge così nella motivazione con cui alle 17,30, nell’aula magna di Santa Lucia, lo scrittore Daniel Pennac riceverà dalle mani del rettore Ivano Dionigi la laurea ad honorem dell’università di Bologna in Pedagogia. Sarà il momento più alto del calendario della cinquantesima Fiera del Libro per Ragazzi; e sarà anche l’anticipazione di un incontro più informale e sciolto con il 69enne autore francese nato a Casablanca, che domani alle 18,30 presenterà, nella libreria Feltrinelli di Piazza Ravegnana, il suo nuovo romanzo per i piccoli intitolato Ernest e Celestine e ispirato dalle illustrazioni di Gabrielle Vincent.

Dall’inizio degli anni ’90, con il ciclo della famiglia Malaussène e quello di Kamo, oltre che con il saggio Come un romanzo, Pennac è un nome di culto della letteratura e, al tempo stesso, della pratica del leggere. I due termini, lettura e letteratura, sono per lui inscindibili, si generano l’uno dall’altro. E a tenerli insieme, a moltiplicarne le energie formative per i giovani ma non solo, vi è quella memorabile frase: «La lettura è, come l’amore, un modo di essere». Pensiero da apporre nelle aule di scuola, nelle stanze di casa, nelle biblioteche, per spiegare, con la squisita ironia pennacchiana, che se è vero che la lettura «è un atto di creazione permanente», è altrettanto certo che «una lettura ben fatta salva da tutto, compreso da sé stessi». Non si legge per crescere, ma si legge crescendo e viceversa, per scuotersi di dosso i bisogni finti con cui la società soffoca quelli veri.

Nella storia di Pennac, risalendo agli anni ’70, vi è anche un pamphlet contro l’esercito, fatto significativo, a parte lo spirito non violento, perché allora nasce il definitivo cognome Pennac, uno pseudonimo in realtà, scelto dal ribelle Daniel al posto dell’originario Pennacchioni, per non danneggiare il padre, militare di carriera, con il suo scritto. Dal ’70 al ’98 Pennac, allievo restio all’apprendimento tradizionale, farà l’insegnante. Per avere più tempo per scrivere durante le vacanze estive. Ma, più in profondità, per viaggiare libero intorno a pianeti che si chiamano scuola, famiglia, infanzia, pedagogia. «Il tempo per leggere? Ce l’ho in tasca... Sì, quando si compra una giacca, l’importante è che le tasche siano del formato giusto». Sembra la Favola della Giacca Magica. E invece è il più serio degli insegnamenti. Fiabesco Pennac.

di Cesare Sughi