Bologna, 3 giugno 2013 - TANTO EMERGE e tanto dà da pensare la visita alla mostra dedicata alle votazioni del 2 giugno 1946 che il Prefetto di Bologna ha voltuto a Palazzo Caprara Montpensier.
Tra i documenti esposti diversi numeri coevi del “Giornale dell’Emilia”. Non è altro che “Il Resto del Carlino” che aveva mutato il nome dopo la guerra. Bologna era stata liberata la mattina del 21 aprile, con l’ingresso da Porta Mazzini del II Corpo Polacco, avanguardia dell’VIII Armata britannica, quindi dall’ingresso degli statunitensi della V Armata da Porta San Felice. Quel giorno non uscirono giornali. L’indomani, tra altre testate, comparve il “Corriere Alleato”, voluto dal Pwb (Psicological Warfare Branch), l’ufficio dei comandi alleati creato per occuparsi dell’opinione pubblica dei territori liberati, che doveva chiudere i giornali legati al fascismo, insediato nella sede stessa del “Carlino”, in via Dogali (oggi via Gramsci).
Dal 2 maggio il quotidiano bolognese mutò il nome in “Corriere dell’Emilia“ col sottotitolo di “Quotidiano indipendente della Valle Padana”. Infine, il 17 luglio 1945, il Pwb concesse autonomia alla redazione che si costituì in cooperativa e assunse il nome di “Giornale dell’Emilia”. Soltanto nel 1953, nella data non priva di significato del 4 novembre, in seguito ad un referendum fra i lettori, il giornale avrebbe riassunto la denominazione storica de “Il Resto del Carlino”.
Il 2 giugno di 67 anni fa il popolo italiano ha votato nel Referendum istituzionale, tra monarchia e repubblica, e per eleggere l’Assemblea Costituente.

Erano le prime elezioni politiche libere dopo quelle del 6 aprile 1924, in verità segnate pesantemente da violenze e brogli da parte dei fascisti, la cui denuncia era costata la vita a Giaconmo Matteotti. Erano anche le prime a suffragio universale, poiché fino ad allora le donne non avevano avuto il diritto al voto, se si eccettuano le elezioni amministrative di due mesi prima. Nei giorni intensi e gravidi di attesa e di tensioni attorno a quel 2 giugno 1946, il “Giornale dell’Emilia” testimonia del dibattito politico e culturale, ad esempio il 28 e il 29 maggio compaiono in prima pagina nella medesima posizione, un’articolata opinione a favore della monarchia ed una per la repubblica. Nei giorni successivi il voto, si respira il clima di incertezza e di estrema delicatezza della conta dei voti e della proclamazione dell’esito, nel timore non infondato di colpi di coda da parte di gruppi monarchici. Infine, il 14 giugno, il “Giornale dell’Emilia” titola con sollievo che Umberto ha lasciato l’Italia.
Ma le pagine del quotidiano non danno conto soltanto della grande politica italiana, ma anche di quella internazionale e della cronaca, restituituendoci lo spirito del tempo e la sua complessità.

Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto storico Parri