Bologna, 23 giugno 2013 - GLI EREDI di Lucio Dalla vogliono vendere l’appartamento di via D’Azeglio dove fino a poco tempo fa viveva Marco Alemanno, il compagno di Dalla. Una parte della casa di circa duemila metri quadrati, in un palazzo storico a pochi passi da piazza Maggiore, che custodisce una collezione di opere d’arte di oltre 400 pezzi. «Non si tratta della casa principale di Lucio, cioè quella che è stata aperta al pubblico in occasione delle visite del Fai e dove lui viveva», spiega il cugino di secondo grado di Dalla, Simone Baroncini, figlio di Dea Melotti, uno dei cinque eredi naturali del cantautore. Oltre a lei ci sono i figli di Luisa Melotti (cugina diretta di Dalla, scomparsa da poco), Amelia Melotti, Silvana Scaglione e Lino Zaccanti, l’unico che vive all’estero.

«In quell’immobile — aggiunge Baroncini — viveva Marco da solo. È un appartamento molto grande con due camere, una cucina e un sottotetto. Vendiamo questo primo immobile per sostenere le spese di avvocati e successione che sono molto alte. Ci piange il cuore, ma serviva. Abbiamo fatto delle scelte in base a Lucio stesso e quell’appartamento è stato uno degli ultimi acquistati, a cui lui era meno legato. L’idea di vendere c’è, ma è ovvio che bisogna anche vedere se è fattibile. Stiamo valutando».

Non ci sono testamenti. E alla morte di Dalla la ricognizione del patrimonio dell’artista, diviso tra Bologna, le Isole Tremiti, Milo in Sicilia e Castellammare di Stabia è stata portata a termine dal curatore nominato dal Tribunale, Massimo Gambini. Il lavoro di Gambini è finito e adesso «è tutto nelle disponibilità degli eredi da molto tempo — si limita a commentare —. Sono loro che decidono cosa fare». Oltre ai beni immobili c’è il capitolo dei diritti Siae e il patrimonio di quadri, sculture presenti nella casa museo di via D’Azeglio. Senza dimenticare le barche, che erano la passione di Lucio: una in particolare, la ‘Brilla e Billy’ del 2003 era attrezzata con un vero e proprio studio di registrazione.

di Emanuela Astolfi