Bologna, 22 gennaio 2013 - Le stampanti 3D arrivano sui banchi di scuola. Per ora e’ un esperimento, un progetto pilota portato avanti dal liceo Malpighi di Bologna, che punta pero’ ad aprire la strada anche per le altre scuole, pubbliche e private. Per i ragazzi del liceo scientifico, dalla prima alla quinta classe, si parte con un percorso extra-curriculare ogni venerdi’ pomeriggio, fino a marzo (10 incontri da due ore ciascuna), per un gruppo di 20 studenti, durante il quale ai ragazzi sarà insegnato prima a disegnare in 3D e poi a stampare e personalizzare i propri oggetti. Per gli studenti di prima del liceo di scienze applicate Malpighi a Castel San Pietro, invece, il percorso e’ curriculare e sara’ portato avanti dai docenti di informatica e di disegno.
 

Il progetto nasce da un’idea di Maurizio Sobrero, docente di ingegneria economica e gestionale dell’Alma Mater di Bologna, ed e’ realizzato insieme all’associazione “MakeinBo”.
 

Il percorso e’ stato presentato oggi ai ragazzi del Malpighi, dalla preside del liceo ed ex sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini. “Abbiamo pensato di aprire un orizzonte ai nostri studenti - spiega - le stampanti 3D stanno cambiando il modo di produrre oggetti sia a livello artigianale che industriale. Vorremmo che i nostri ragazzi capissero come si passa dall’idea alla realizzazione pratica di un oggetto passando attraverso il progetto e la modellizzazione. Questo per aiutarli a capire cosa fare da grandi, ma anche per mettere loro dentro il virus della creativita’, del desiderio del fare e del costruire”.


In altre parole, per provare a creare anche una nuova generazione di imprenditori digitali e per dare una risposta alla crisi di iscrizioni negli istituti tecnici.

“Forse non c’è più la divisione del passato tra studenti di liceo e studenti dei tecnici - sottolinea Sobrero - forse abbiamo ancora un indirizzo educativo non piu’ al passo coi tempi”.

Il progetto del Malpighi sulle stampanti 3D a scuola rientra anche nella rete dell’Universita’ di Stanford, che “da un anno gia’ lavora con le scuole per aprire questi percorsi didattici- spiega Ugolini- vogliamo usare gli stessi protocolli e materiali. A settembre, poi, faremo un workshop per spiegare i risultati”. Durante il percorso didattico saranno usate stampanti 3D per realizzare davvero gli oggetti pensati dai ragazzi. “Vorremmo provare a fare dei giochi per i bambini in cura negli ospedali- spiega Sobrero- per dare al corso un livello un po piu’ alto che non realizzare solo la cover del cellulare”.
 

Gli studenti del Malpighi hanno ascoltato anche l’esperienza di Simone Di Piazza, responsabile dell’area progettazione della Ducati, che ha spiegato come anche la casa di Borgo Panigale utilizzi gia’ stampanti 3D per realizzare modellini e prototipi delle moto. “Gli sviluppi degli ultimi anni sulle macchine hanno permesso di abbattere i costi - spiega Sobrero- e la ricerca scientifica ci ha consegnato anche nuovi materiali”.

Oggi sono sul mercato vari modelli di stampanti 3D, il cui costo va dai 500 ai 2.000 dollari. E possono essere usate plastiche, polveri o persino cibo e materiali organici per stampare gli oggetti desiderati. “Vogliamo usare all’interno della didattica tradizionale delle tecnologie che ci permettono di riavvicinarci al piacere di fare- spiega ancora Sobrero- e pensare che questo interessi non solo chi frequenta un istituto tecnico, ma anche altri tipi di istruzione. Si fa al liceo, ma si puo’ pensare di farlo anche alle medie o alle elementari. E’ un modo per riappropriarci delle tecnologie”.