Bologna, 27 gennaio 2014 - Il nome di Antonio di Vincenzo meriterebbe di essere fra i più noti e familiari ai cittadini bolognesi: a lui, infatti, si deve non solo il progetto della basilica di San Petronio, ma anche il palazzo dei Notai, il palazzo della Mercanzia e, in San Francesco, la cappella Muzzarelli ed il campanile maggiore.

Antonio di Vincenzo nacque a Bologna nel 1350; poco più che trentenne iniziò una carriera politica che lo portò ad essere nominato prima gonfaloniere del popolo e poi gonfaloniere di giustizia. Contemporaneamente gli furono affidati delicati incarichi professionali per realizzare sia opere di difesa nei castelli della provincia, sia un tratto delle mura di Bologna. Ma l’opera che ha affidato alla storia il suo nome è la Basilica di San Petronio la cui costruzione fu deliberata nel 1388: una volta decisa l’ubicazione della chiesa, il 26 febbraio 1390 i fabbricieri commissionarono ad Antonio di Vincenzo la costruzione del modello della nuova chiesa in collaborazione con padre Andrea da Faenza, generale dell’ordine dei Servi di Maria e progettista della chiesa dei Servi. Il 3 giugno successivo i fabbricieri, che definirono Antonio di Vincenzo ‘uomo probo, esperto, famoso e dotato di grandi capacità tecniche’, lo nominarono direttore dei lavori.

Due anni dopo l’inizio della costruzione della Basilica, padre Andrea stese una relazione nella quale si lodava il lavoro di Antonio di Vincenzo e si proponeva un premio di lire 100 in aggiunta al compenso pattuito. Nel 1400, dopo dieci anni di lavoro erano già costruite due campate e Antonio di Vincenzo era stato eletto tra i ‘Riformatori dello Stato di libertà’. La Basilica fu completata moltissimi anni dopo, nel 1663: tuttavia il progetto di Antonio di Vincenzo fu mantenuto nella sua assoluta originalità. Antonio di Vincenzo morì fra il 1401 ed il 1402. Il Comune di Bologna, nel 1909, gli intitolò una via nel Quartiere Navile.

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