Bologna, 3 marzo 2014 - Come Internet ha già cambiato il modo di fare e vedere la televisione e come, soprattutto, lo cambierà nei prossimi anni. Se ne parlerà oggi pomeriggio a partire dalle 18 nell’acceleratore Working Capital di via Oberdan 22, con la presentazione del volume Connecting Television. La televisione al tempo di Internet, a cura di Alberto Marinelli e Giandomenico Celata, edito da Guerini e Associati. All’incontro parteciperanno lo stesso Marinelli, docente di Teoria e tecniche dei nuovi media all’Università di Roma La Sapienza, Antonio Pavolini, Business analyst digital media in Telecom Italia e autore di uno dei capitoli del volume, e Massimo Mantellini, editorialista de Il Sole 24 Ore.


PER quanto comunemente si pensi che sia l’editoria l’industria più colpita dal web, negli ultimi anni anche l’intoccabile tv ha dovuto fare i conti con Internet. E il libro Connecting Television — attraverso analisi di studiosi e operatori del settore, nonché colloqui con gli attori delle principali aziende televisive del Paese — ripercorre quanto già è stato cambiato in Italia dal web e quanto è destinato a cambiare.

Il proliferare di dispositivi elettronici sempre connessi a Internet, ad esempio, ha già prodotto una mutazione profonda. «Per chi è abituato a usare pc, tablet, smartphone e altri strumenti per vedere i programmi televisivi non esiste più una dipendenza dall’appuntamento e dalla linearità del palinsesto — spiega Marinelli —. Internet è un grande acceleratore per la distribuzione di contenuti. E lo diventerà ancora di più se anche in Italia si investirà in modo deciso sulla banda larga. Come cambierà la tv nei prossimi dieci anni? Sarà sempre più interattiva: è un processo appena iniziato ma che potrebbe modificare completamente le nostre abitudini».
 

A CAMBIARE saranno anche i modelli di business. «In potenza il web rende desueto il controllo esclusivo sulla catena di distribuzione dei contenuti televisivi — osserva Pavolini —. In questo modo la capacità di generare ricavi passa a chi i contenuti li produce. Questo, però, è uno scenario ancora lontano dal realizzarsi compiutamente. Per le società tradizionali come Rai e Mediaset l’asso nella manica per affrontare il futuro è costituito dai contenuti premium».

 

Andrea Zanchi