Bologna, 13 aprile 2014 - «Non è una colpa essere disoccupato. Ho appena perso il lavoro, ma mai e poi mai farei del male a Max. Perché non posso adottarlo? Ho già pronte due cucce, ho fatto scorte di cibo. La casa è pulita e riscaldata. E perché dirmi no solo ora, dopo quindici giorni trascorsi con lui? Ci siamo già affezionati. E’ un’ingiustizia». Non si dà pace Marco Mamini. «Oggi avrei dovuto portare a casa Max. E invece ...». E, invece, non gli resta che la foto di quel vivace cucciolone di sei mesi che, invece di diventare il suo Max (FOTO), resterà ancora chiuso in una gabbia al canile municipale al Trebbo.

Animal Liberation, l’associazione che gestisce il Rifugio del cane e del gatto del Comune, ha detto no all’adozione perché Marco non ha più un lavoro. «Mi dispiace molto — spiega Lilia Casali, presidente dell’onlus —, credo che sia davvero affezionato a Max, ma non mi sento di affidargli l’animale: come lo mantiene? Come può pagare le eventuali cure? Ci sono troppi rientri di animali ‘usciti’ e ogni volta vedo quei cani e quei gatti soffrire moltissimo. Se Marco Manini mi dimostra che può mantenere e curare Max, sarò felicissima di autorizzare l’adozione».

Un mesetto fa l’incontro con Max, un figlio dell’amore al 50% Terranova. «Era tanto che pensavo di adottare un cane. Ci ho riflettuto a lungo», racconta Marco che fa anche il dog-sitter per il vicinato. Poi la decisione. «Desideravo avere un ‘amico’. Mi sono rivolto al nostro canile dove gli animali sono trattati benissimo. Era giusto andare proprio lì».

Incontri, valutazioni, affiancamento, workshop e schede compilate (su quella ufficiale del Comune non compare mai la crocetta lavoro): Marco segue la prassi fino all’ultima virgola. «Agli operatori, ho detto che facevo il lavapiatti. Poi li ho avvertiti del mio licenziamento. Nessuno mi ha detto nulla». Fino a giovedì. «Lilia mi ha detto che non poteva autorizzare l’adozione: ‘Se troverai un lavoro, torna qui a prendere Max’. Ci sono rimasto male. Mio padre abita a 50 metri da casa mia ed è disponibile ad aiutarmi in caso di bisogno».

«Non mi sento di dare un cane a chi non ha un lavoro — replica Casali —. Non sarebbe neppure riuscito a sterilizzarlo e questo lo prevede la legge. Ma se suo padre può davvero affiancarlo, venga qui a garantirmelo. Quando un cane o un gatto trova una casa e poi lo riportano qui, per lui è una sofferenza drammatica».

Federica Gieri