Bologna, 27 giugno 2014 -  Oreste, che sta sopra il paese, parla per sé e per buona parte degli altri abitanti del borghetto: «Finalmente a casa. Per noi di Ripoli Santa Cristina è un giorno di festa». Più su, lungo le vie semideserte di Monteacuto Vallese, dove Anna Maria Franzoni è nata ed è cresciuta, va in onda più o meno lo stesso ritornello. «Colpevole? Innocente? La verità la conosce solo Dio. Comunque lei è sempre stata una brava ragazza poi una brava madre, ed è giusto che possa vivere accanto ai figli». Voci colte a fatica qua e là. In pochi parlano, e chi lo fa non ha dubbi: «Un errore giudiziario, e non è la prima volta».

Lei, del resto, ha sempre ribadito la propria innocenza. «Anche negli ultimi tempi, quando veniva in permesso per il fine settimana o in altri giorni non si stancava di ripetere che prima o poi il vero assassino verrà individuato», dicono a Monteacuto. E aggiungono che il suo grande sogno è quello di tornare con la famiglia per sempre, tra le vette di Cogne.

«Pare che una centrale elettrica di quella zona abbia offerto a Stefano Lorenzi, il marito, un contratto di tre anni di lavoro», riportano i sussurri. Anna Maria ha rinnovato la speranza anche in un colloquio con lo psichiatra: «Sento il bisogno — ha ammesso — di tornare in quella casa. Non sarà facile perché è dove Samuele ha vissuto ed è stato ucciso. Non voglio rinnegare quei ricordi, non voglio perderli. Stare lontano è come voler dimenticare. Non posso permetterlo e non è giusto».
Ma per ora Cogne rimane un posto ambito e irraggiungibile. Il giudice, infatti, ha intimato ad Anna Maria di girare alla larga dal paese della Val D’Aosta. Potrà muoversi tra le case di Ripoli Santa Cristina, invece, quattro ore al giorno, ma solo per motivi legati a esigenze famigliari.

«Anche questa è una bella notizia», dicono davanti all’unica bottega del borghetto. Nella piccola casa al numero 5 di di via Borgo Vecchio, la suocera di Anna Maria prepara la cena. «Signora, è contenta?», butta lì qualcuno, e lei sventola una mano nel saluto. Anche Elisabetta Armenti, ex portavoce del comitato pro Anna Maria, è un muro: «Da due anni è stata fatta la scelta di non dire nulla». Sulla stessa linea, Davide, il figlio di Anna Maria e di Stefano Lorenzi. Esce con la tuta da motocross e sparisce oltre l’angolo, accompagnato da una conferma: «E’ un bravo ragazzo».

Gianni Leoni