
Louise Nevelson, 1899-1988, straordinaria artista e scultrice
Si comincia sempre con una domanda. ’Who Am I?’ Chi sono io? E più il mondo è complesso, più la risposta si fa difficile. E prende strade magari indirette, ironiche, drammatiche, usando, per spiegare il mondo, tecniche diverse, dalla ceramica ai mattoncini Lego, dalla pittura alla fotografia. Per questo, si dice, l’arte contemporanea "è difficile". Eppure i 44.723 visitatori che si sono confrontanti con l’arte di Ai Weiwei nelle sale di Palazzo Fava, sembrano smentire questa ’difficoltà’ nell’approccio al contemporaneo.
"Come esordio in città non era semplice – ammette Luigi Mammoccio, responsabile delle gestioni museali di Opera Laboratori che, come noto, gestisce il circuito di Genus Bononiae –, ma la Fondazione Carisbo ci ha appoggiato subito. E non solo i numeri finali sono importanti, ma c’è stato grande apprezzamento, con i commenti raccolti e con la partecipazione alle iniziative didattiche. Non solo: sono state vendute 1.400 copie del catalogo della mostra, cosa che dimostra l’interesse per i temi portati avanti dall’artista, molto impegnato sul sociale".
Dunque Bologna ha risposto bene alla di un artista solo apparentamente ’facile’? "Certamente. E la cosa da sottolineare è che rispetto ad altre mostre che abbiamo curato, qui abbiamo avuto moltissimi giovani, più della media. E oltre il 50 per cento delle presenze era straniera. Questo deve far riflettere sul tipo di indotto che un certo tipo di cultura può portare alla città. Non solo: durante il periodo di ArteFiera abbiamo messo in atto diverse iniziative (dal nostro stand fino ai ticket collegati) che hanno alzato molto l’attenzione mediatica sull’evento".
Archiviata l’esperienza di Ai Weiwei, è già la vigilia della prossima esposizione, dedicata a Louise Nevelson: come nasce l’idea? "Per un duplice motivo. Da un lato il nostro obiettivo è di mantenere a Palazzo Fava una programmazione di qualità, dall’altro la proposta ci è stata fatta dall’Associazione Genesi, attiva sui temi del sociale e dell’immigrazione, per la mostra curata da Ilaria Bernardi. Anche in questo caso la Fondazione Carisbo ha appoggiato la nostra scelta e la città avrà quindi, sia pure per un breve periodo (dal 30 maggio al 20 luglio), la possibilità di ammirare il lavoro di questa artista straordinaria".
Non sarà facile collocare le sculture di Louise Nevelson nelle sale dei Carracci di Palazzo Fava... "Sarà bellissimo. Un modo per far dialogare gli affreschi con le opere di questa donna che ha anticipato, con la sua vita e le sue creazioni, molti temi che oggi colleghiamo alla questione sociale e femminile".
Ad Opera Laboratori però spetta non solo la gestione di Palazzo Fava, ma di tutto il circuito Genus Bononiae: dopo i primi mesi, a che punto siamo? "A Santa Maria della Vita abbiamo già messo in atto il nuovo allestimento rendendo visibili le opere di proprietà della Fondazione Carisbo e dando una nuova narrazione alla storia del complesso, con l’ospedale e naturalmente il Compianto di Niccolò dell’Arca nella chiesa. Abbiamo anche ripubblicato la guida al complesso. San Colombano invece è un sito complesso, delicato e specialistico. Ma stiamo lavorando ad un’apertura ’allargata’ dal prossimo autunno, grazie a collaborazioni con il Conservatorio, Musica Insieme e naturalmente il Teatro Comunale. Di fatto cercheremo di ospitare lì una parte di stagione concertistica".
Resta il nodo di San Giorgio in Poggiale, bellissimo e quasi inaccessibile... "È una biblioteca, e deve restare tale. Ma per quel luogo stiamo valutando iniziative più... innovative. Aspettate l’autunno".