
L'allenatore trentenne è accusato di avere intessuto una fitta trama di rapporti intimi con tre tredicenni della squadra di volley che allenava
Bologna, 1 aprile 2025 – Obbligo di dimora nel suo paese in Sicilia e divieto di avvicinamento alle vittime. Con l’ulteriore ordine di non comunicare - in qualsiasi modo - con le tre adolescenti. Il gip Letizio Magliaro ha accolto le richieste dell’avvocato Gino Bottiglioni ‘alleggerendo’ la misura cautelare nei confronti dell’allenatore di volley trentenne, accusato di violenza sessuale aggravata, adescamento di minore e pornografia minorile.
Una decisione motivata dall’atteggiamento dimostrato dall’indagato nel corso dell’interrogatorio di garanzia, giovedì scorso, quando il trentenne ha ammesso le sue responsabilità rispetto ai fatti che gli sono stati contestati, "dichiarando di esserne rammaricato e dicendo di averne compreso soltanto dopo il disvalore". Un atteggiamento di pentimento ritenuto sincero dal gip, che in considerazione anche dell’incensuratezza e della giovane età dell’indagato ha ritenuto sufficienti la lontananza dai luoghi dove sono stati commessi i reati e il divieto di comunicare con le ragazzine oggetto delle sue attenzioni spinte. Soddisfazione da parte dell’avvocato Bottiglioni, che aveva proprio in virtù del pentimento mostrato dal suo assistito, aveva chiesto un’attenuazione della misura.
Il trentenne, subito dopo l’avvio dell’indagine da parte dei carabinieri della Bologna Centro, è stato sospeso dalla squadra di volley ed è tornato in Sicilia. L’inchiesta dell’Arma, coordinata dalla pm Silvia Baldi, ha disvelato un quadro dettagliato dei rapporti tenuti dal trentenne con le tre ragazzine, in particolare con una con cui, con lusinghe e chiamate continue, era riuscito a intessere un rapporto di intimità tale da spingerla, così piccola, ad avere rapporti sessuali completi. "Sembrava capirmi", aveva raccontato la tredicenne, ascoltata in audizione protetta dagli inquirenti. Spiegando, poi, i primi approcci di lui, che le dava consigli su come affrontare la vita, la scuola, quei compagni che la "prendevano in giro" per il suo aspetto fisico, perché "non sono formosa".
Lui le diceva che era bellissima. E la giovanissima, con i suoi 13 anni, si era davvero innamorata. Lo dimostra in una lettera - trovata dai carabinieri a casa dell’uomo -, dove descriveva il suo coinvolgimento. "Mi fido moltissimo... Tu sei la mia priorità", gli diceva. E non si poneva il problema quando lui le chiedeva di cancellare tutte le chat, di mandargli foto nuda, ma solo in modalità ‘effimera’ per far scomparire ogni traccia.
Anche quando le aveva regalato, per Natale, tre anellini le aveva raccomandato di dire alla madre, qualora le avesse chiesto qualcosa, di averli ricevuti da un’amica. Insomma lui "si mostrava preoccupato del fatto di poter essere scoperto". Anche con le altre vittime aveva messo in atto la stessa tattica. Ma non era arrivato oltre le avances hot. E quelle voci in palestra si erano rincorse, arrivando all’orecchio della prima ragazzina. Che ne aveva parlato con le amiche e chiesto ragione anche a lui. In questo contesto emergerebbe la figura di una quarta giovanissima, oggetto delle attenzioni dell’allenatore: quest’ultima però non figura tra le parti offese indicate nell’ordinanza d’arresto e il suo ruolo resta almeno per il momento in disparte, avvolto dal segreto di un’inchiesta che potrebbe non essere ancora conclusa.