Accoglienza, tandem Lepore-Zuppi Il sindaco pressa il governo: più fondi

Videomessaggio del primo cittadino con il cardinale, che organizza per il 13 un pellegrinaggio a San Luca. Già 268 profughi in città, oltre 60 famiglie disponibili. Task force comunale per gestire la solidarietà

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di Rosalba Carbutti

"Accoglieteli". Il video-appello è un passo a due tra il sindaco Matteo Lepore e l’arcivescovo Matteo Zuppi per chiedere ai bolognesi di aprire le loro case ai profughi. A Bologna ci sono le risorse per sostenere 300 posti nel sistema Sai (Sistema accoglienza integrazione), cioè la seconda accoglienza, ma quegli alloggi adesso vanno trovati, tranne i primi 80 che sono stati già individuati in gran parte all’interno del patrimonio a disposizione dell’Asp (Azienda pubblica di servizi alla persona). Da qui, la richiesta di mobilitare la macchina della solidarietà, "la prima grande risposta", premette Zuppi nel video. "Dobbiamo fare di tutto affinché queste persone si sentano protette", insiste l’arcivescovo che invita a un pellegrinaggio per la pace a San Luca cattolici e ortodossi, russi e ucraini domenica 13. Gli fa eco il sindaco: "Ora è il momento di mettere a disposizione casa propria. Sarete in buone mani".

L’emergenza, del resto, c’è. Sono 268 le persone arrivate fino a ieri in città dalle zone di guerra, di cui 114 adulti e 154 minori accompagnati, il censimento fatto della Prefettura, su un totale di 1.347 ucraini giunti in tutta la regione. Una famiglia a Loiano, Pavel e Nadia con i suoi 9 figli, è ora a Casa di Lino della società Dolce e presto arriveranno altri rifugiati in città e nell’hinterland. Se, infatti, la prima accoglienza dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) secondo il piano della prefettura può arrivare a 1.500 posti, il Sai metropolitano può contare sui 300 destinati ai profughi dell’Afghanistan riconvertiti per gli ucraini. Per il resto, tocca alla buona volontà dei bolognesi. Da qui, la creazione di una task force comunale, guidata dall’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo che punta sia a ’mappare’ i profughi arrivati sotto le Due Torri (il modulo per ’registrarsi’ è su https:www.comune.bologna.itucraina) sia a mettere in rete tutte la macchina dell’accoglienza (Bologna vale il 10% di quella nazionale). Come fare? Si può mandare una mail a Bolognaperucraina@comune.bologna.it e aprire la propria casa ai rifugiati. "Al momento ci sono già una decina di appartamenti disponibili", dice Rizzo Nervo. Ma tra Comune, Caritas e volontariato le famiglie pronte ad accogliere sono già oltre sessanta e "vanno dagli anziani con i figli lontani e tanto spazio in casa, agli studenti universitari che hanno una stanza libera", aggiunge l’assessore. Senza contare i ricongiungimenti e i tanti ucraini (circa 3.600) presenti a Bologna. Intanto oltre ai privati, il Comune sta valutando anche medie strutture e ha allertato le associazioni degli albergatori. Attivo anche il progetto ufficiale Vesta di aiuto ai rifugiati.

Per chi apre le porte di casa, sono previsti rimborsi, mentre per i figli dei rifugiati presto verrà garantito il servizio scolastico. Lepore, però, guarda a Roma e alza la voce: "Abbiamo bisogno che il governo sia più celere sulla parte attuativa della messa a disposizione dei posti. Cominciamo ad avere le file fuori dai posti di polizia". Poi il tema risorse, abbassate dai tempi di Matteo Salvini, ministro dell’Interno. "Non voglio fare polemica politica, ma 24-27 euro per ogni persona accolta è insufficiente. Servono almeno i 35 previsti in precedenza o il sistema non regge. Non si può chiedere ai Comuni di sopperire economicamente a una competenza che è dello Stato", l’affondo del sindaco.

Il governo col decreto legge del 28 febbraio prevede a livello nazionale un incremento di 13mila posti nei Cas e un potenziamento di ulteriori 3mila nei Sai, mentre ieri il computo totale del Viminale è di oltre 11mila arrivi in tutta Italia, con Bologna tra le destinazioni principali.

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