Accoltellato in via Marsala a Bologna, la vittima. "Voleva uccidermi"

Parla dall’ospedale l’uomo ferito al volto l'altra notte: "Forse l’ha fatto per motivi politici o per una vecchia vicenda familiare"

La Scientifica sul luogo dell’aggressione in via Marsala (Fotoschicchi)

La Scientifica sul luogo dell’aggressione in via Marsala (Fotoschicchi)

Bologna, 28 dicembre 2019 - Fatica a parlare M. H., il 43enne italiano di origini bengalesi che giovedì sera è stato accoltellato davanti al suo negozio di alimentari in via Marsala 29. Il taglio che gli solca la guancia destra è stato medicato, e lui ci appoggia un po’ di ghiaccio, mentre sta disteso sul lettino dell’ospedale Maggiore in cui è ricoverato. L’uomo accusato di averlo aggredito, Abdul Hossain, 41 anni, è in carcere in attesa della convalida. Leggi anche Accoltellato a Bologna, arrestato l'aggressore M., conosceva il suo aggressore? "Sì, siamo membri dello stesso partito, la Bangladesh Awami League, la Lega popolare bengalese, di cui io sono segretario qui a Bologna. Abbiamo portato avanti diverse battaglie politiche insieme, protestato contro alcune ordinanze dell’amministrazione sui bottegai". Sa o sospetta perché l’ha aggredita? "Ho subito ripensato a una vecchia vicenda legata a sua moglie: quattro anni fa vennero a chiedermi consiglio perché non andavano d’accordo e io cercai di fare da paciere, ma non funzionò e siccome lui la picchiava alla fine lei sporse denuncia. Forse lui ha pensato che fossi stato io a consigliarglielo, dato che lei all’epoca non parlava italiano e io sì, ma non è vero. Però è passato tanto tempo, in questi anni lui non ha mai mostrato risentimento nei miei confronti, se non nell’ultimo periodo...".

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Cos’è successo? "Abbiamo avuto alcuni screzi per motivi politici. A giugno litigammo e dopo trovai i vetri della mia auto rotti, poi le gomme tagliate. Poi, il 24 dicembre, c’è stato uno scontro violento tra i nostri due gruppi interni al partito. Io ho cercato di gettare acqua sul fuoco e me ne sono andato, ma i toni erano alti. Ora sospetto che quella potesse essere stata la miccia...". Ricorda qualcosa dell’altra sera? "Sono uscito dal negozio alle 22, come sempre. Loro lo sapevano, mi aspettavano nascosti dietro a una colonna. Erano incappucciati, ma faceva freddo e non ci ho fatto caso. Quando sono uscito ho sentito parole nella nostra lingua. In un attimo, qualcuno mi ha afferrato da dietro, mi teneva stretto come in un abbraccio mentre l’altro, che poi ho riconosciuto come Abdul, mi feriva con un cutter alla faccia. Io avevo in una mano il cellulare, che nel parapiglia è anche andato perduto e non ho potuto avvisare la mia famiglia che vive in Inghilterra, e nell’altra la cena da portare a casa. Ho fatto fatica a difendermi, ma poi quello che mi teneva fermo è fuggito e così ho potuto reagire e bloccare il mio aggressore. Ho avuto molta paura. Temo che se avesse potuto, mi avrebbe ucciso".

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