Addio a padre Boschi, fu il confessore di Dalla

Il frate domenicano aveva 85 anni. Il 4 marzo 2012 pronunciò l’omelia in San Petronio durante il funerale del grande artista

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di Massimo Selleri

Lucio Dalla, la teologia biblica, e l’archeologia. È riduttivo raccontare padre Bernardo Boschi seguendo questi tre binari, ma allo stesso tempo la sua capacità di spiegare concetti complessi con parole semplici richiede l’appiglio a qualcosa di terreno per descriverne pensiero e vita, almeno a chi non ha la fortuna di possedere il suo intelletto.

Padre Bernardo Boschi è scomparso ieri all’età di 85 anni ed era un sacerdote appartenente alla congregazione religiosa dei frati domenicani. Nel 1968 Lucio Dalla voleva imparare l’aramaico e si rivolse a lui che questa lingua antica la conosceva alla perfezione, avendola studiata approfonditamente alla scuola biblica e archeologica francese di Gerusalemme. Da quella richiesta iniziò una amicizia e un lungo viaggio spirituale.

I più ricordano padre Boschi come il confessore del cantautore, ma il frate preferiva definirsi il suo "padre spirituale" tanto che ad un certo punto del loro rapporto suggerì anche un cambio di sacerdote per il sacramento della riconciliazione, indicandogli padre Michele Casali, un altro domenicano che con il suo carisma ha inciso parecchio nella società bolognese di allora. Comunque stiano le cose, fu frate Bernardo a celebrare il funerale di Dalla e in quella occasione, sempre con la sua sensibile semplicità, svelò quello che tutti sapevano da tempo.

"Certo, Lucio ci ha lasciato in un modo impensato, inedito – disse nell’omelia – e questo è Lucio. Un tonfo quasi crudele, vero Marco? Ci ha lasciati tutti più soli, più tristi".

E quel vero Marco riferito al giovane Alemmano, compagno di Lucio, infranse il tanto di sottinteso che aleggiava sulla vita privata di Dalla. Era il 4 marzo 2012, piazza Maggiore era gremitissima e scoppio in un applauso, ma nonostante il consenso non mancarono le polemiche sia dal mondo gay sia da chi fa della fede più un problema sindacale che una questione di come unire l’umano con il divino.

"La misericordia di Dio è infinita – spiegò padre Boschi – e non può essere certo l’uomo a porle un limite. Per questo la chiesa condanna il peccato e accoglie il peccatore. Non avevo preparato l’omelia e le mie parole vennero dal cuore, chi allora le criticò si rivelò un teorico dell’ipocrisia, di quelli che spesso vogliono imperversare anche se non sanno nulla della chiesa".

Da queste parole è facile comprendere il suo pensiero teologico. Con più di 20 libri scritti e 150 articoli prodotti nelle riviste specializzate, si è occupato delle interazioni tra tutto quello che ci è stato tramandato prima della venuta di Gesù e tutto quello che è arrivato dopo.

"Dio sa di aver fatto delle gran belle cose – spiegava in sintesi – e per tutto l’antico testamento lascia che sia l’uomo a sperimentare da solo quanto sia grande la bellezza del creato, ma l’uomo si sente superiore e rinuncia ad apprezzarla. Ci vuole chi se ne faccia testimone ed per questo che Dio manda il suo figlio sulla terra, per spiegare a tutti noi come sia l’uomo a dover portare avanti l’opera della creazione attraverso la legge dell’amore".

Un pensiero maturato anche andando nei luoghi che sono descritti della Bibbia e partecipando agli scavi archeologici in Terrasanta, Giordania, Siria e Libano, per oltre trentanni. Nel suo girare tra un luogo biblico e l’altro non ha mai dimenticato Campeggio, una frazione nel comune di Monghidoro, che è stata la sua terra d’origine e che spesso raggiungeva in estate per ripararsi dal caldo. I funerali si svolgeranno domani alle 10 nella Basilica di San Domenico.

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