BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Addio a Pomodoro. Quei tre Totem del ’77 in piazza Verdi:: "Un’eredità storica"

In acciaio, bronzo e cemento, sono stati un simbolo del centro. Più volte spostati, oggi si trovano nel giardino del Cavaticcio.

In acciaio, bronzo e cemento, sono stati un simbolo del centro. Più volte spostati, oggi si trovano nel giardino del Cavaticcio.

In acciaio, bronzo e cemento, sono stati un simbolo del centro. Più volte spostati, oggi si trovano nel giardino del Cavaticcio.

Si parla molto di arte pubblica a Bologna da un po’ di anni, di opere site-specific all’aperto. Ma domenica sera è morto Arnaldo Pomodoro, che proprio ieri avrebbe compiuto 99 anni, e allora la memoria ci riporta al 1977 e a quando in piazza Verdi, di fronte al Teatro Comunale, c’erano tre colonne in acciaio, bronzo e cemento dell’artista romagnolo, raro esempio di scultura moderna all’aperto a Bologna per i tempi. Le aveva volute nel 1972 l’allora sindaco Renato Zangheri – molto sensibile all’arte, era stato assessore alla cultura sotto Giuseppe Dozza – che le vedeva come "un monumento al futuro del mondo". Aveva incontrato Pomodoro a Pesaro nel 1971 e, andando a salutarlo nel suo studio, s’imbattè in quelle opere (due su tre) che pare fossero invece dirette a Honolulu.

"Sono un monumento al futuro del mondo e per noi il futuro è l’Università", gli disse. Da qui scattò la proposta di portarle nella cittadella bolognese dello studio. In città queste opere venivano chiamate "i Totem" e, messe al centro di una delle piazze che divenne il cuore della contestazione studentesca, in poco tempo divennero piene di scritte e pezzi di carta, volantini, manifesti, adesivi. E così restarono per tanto tempo, finché nel 1996 furono trasferite davanti alla Galleria d’Arte Moderna alla Fiera: qualcuno disse che se si dovevano usare come dei tazebao era inutile tenerle lì, e così vennero traslocate dopo lunga giacenza in un deposito. Infine, nel 2011, trovarono la collocazione definitiva, presso il giardino del Cavaticcio, restaurate con cura da Giovanni Morigi. Ma le tre colonne, proprio di fronte al retro del Mambo, furono al centro di tante polemiche, perché le associazioni cittadine della zona universitaria bolognese, nel 2020 avanzarono la richiesta al Comune perché tornassero in piazza Verdi, per promuovere la "cultura e la memoria storica" di Bologna. Ma non fu possibile perché la piazza doveva "restare libera per gli eventi. Pomodoro avrebbe voluto che le colonne tornassero in piazza Verdi, ma poi oltre dieci anni fa concordò con l’allora direttore del Mambo, Gianfranco Maraniello, di non metterle in mezzo al parco del Cavaticcio, ma vicine ai muri dell’istituzione.

"Magari, quando quell’area diventerà, come mi era stato detto, un vero parco della scultura – affermò – si potranno anche piazzare un po’ più in mezzo. Ma a che punto è il progetto?". Il cordoglio per la dipartita dell’artista che ha voluto bene alla nostra città è arrivato dalla Regione, con il presidente Michele de Pascale e l’assessora alla Cultura, Gessica Allegni, e dal sindaco Matteo Lepore e dall’assessore alla Cultura Daniele Del Pozzo. "Le sue tre colonne monumentali, situate oggi nel giardino del Cavaticcio – hanno detto Lepore e Del Pozzo – sono una importante eredità che costituisce una parte preziosa della storia culturale di Bologna, rara testimonianza di scultura contemporanea all’aperto. A nome della città, esprimiamo oggi il più sentito cordoglio alla famiglia, agli amici e a quanti hanno avuto il privilegio di conoscere e collaborare con questo grande maestro".