MARIATERESA MASTROMARINO
Cronaca

Addio alle ex Casaralta. Buttata giù la prima pietra: "Via alla rigenerazione"

Il sindaco sull’escavatore ha inaugurato i lavori di demolizione del complesso. Che sarà sostituito da parco, edilizia residenziale e anche uno studentato.

Sono partiti ieri mattina i lavori per la demolizione delle ex officine Casaralta

Sono partiti ieri mattina i lavori per la demolizione delle ex officine Casaralta

Inizia una nuova era per le ex Officine Casaralta, distretto simbolo della nostra storia industriale, ora ridotto a edifici dismessi e lasciato in uno stato di totale abbandono dal 2001. Al loro posto? "Un esempio virtuoso di rigenerazione urbana", cioè un parco pubblico, palazzine residenziali, attività commerciali e anche uno studentato. Sono iniziate ieri mattina, in via Ferrarese, le prime demolizioni dei nove edifici, parzialmente crollati o degrati, per mano del sindaco Matteo Lepore. Che, sull’escavatore, ha distrutto ‘la prima pietra’, facendo crollare un muro. L’operazione, dal valore di circa 200 milioni di euro, farà sorgere tra la fine del 2028 e l’inizio del 2029 "un parco e attività commerciali – spiega il sindaco –, ma soprattutto un’offerta residenziale per il quartiere e uno studentato. Qui ci sono 50mila metri quadrati di cemento e il 70% diventerà spazio verde e permeabile".

Un intervento che "dedico alle vittime dell’amianto, che sono state tante in città, anche in questo luogo – ripercorre Lepore – e ai tanti cittadini del quartiere, il comitato Casaralta in primis, che si sono battuti perché ci fosse un progetto di rigenerazione importante". Per questo, la proprietà intende presentare una proposta di coinvolgimento dei residenti: "Nelle prossime settimane inconteremo i cittadini ed è fondamentale continuare il confronto" sull’ex sito industriale, negli anni teatro di "degrado e occupazioni".

L’area è di lato del Tecnopolo: "Ci aspettiamo tremila ricercatori nei prossimi anni – chiude il sindaco –. Realizzare opportunità abitative e servizi nel verde è importante sia per loro sia per le famiglie della Bolognina" nel segno di "compresenza ed equilibrio". La rigenerazione - tracciata dai progettisti OpenProject e con gli sviluppatori Tredil Bologna, Taurus, Fcv e ZiniElio - intende andare spedita: "Per la primavera del 2026 avremo terminato la demolizione e le bonifiche – scandisce Leonardo Fornaciari, titolare di Tredil –. Poi inizieremo le opere di urbanizzazione e la costruzione degli edifici". Questo è "un esempio di come la rigenerazione urbana possa restituire alla città grandi cose", dice l’assessore all’Urbanistica Raffaele Laudani, riflettendo sul ruolo di cerniera dell’area tra i quartieri Navile e San Donato e sulla creazione di due ciclopedonali: tra Ferrarese e Stalingrado e tra la Caserma Sani e Casoni. Insomma, "un esempio di come la rigenerazione urbana farà la differenza in una fase di grande trasformazione cittadina", chiude la presidente del Navile, Federica Mazzoni. Adesso, resta solo un nodo da sciogliere: quello del futuro del graffito di Blu, che svetta su uno degli edifici: "In futuro – dicono dal Comune – si deciderà come affrontare la questione, capendo se potrà essere valorizzato".