Addio allo ’zio’ di Medicina "Anche lui partecipò alla cena dei tifosi"

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Era uno dei primi contagiati di Medicina, ricoverato all’ospedale dal 4 marzo scorso: ieri mattina Aurelio Prata, 53 anni, operaio alla Ciap-Honda di Castel Guelfo, è deceduto a causa del Coronavirus. Anche lui, come il sindaco Matteo Montanari, aveva partecipato il 12 febbraio scorso a una cena tra tifosi del Bologna Calcio, alla quale erano presenti anche i calciatori rossoblù Dominguez e Krejcì e il tecnico delle giovanili Perez. Una serata a cui erano intervenuti tifosi anche dalla Romagna. Alcune delle prime persone contagiate nella cittadina erano intervenute alla cena e, fra questi, anche Prata.

La nipote Debora Coia si è domandata per giorni dove lo zio avesse contratto il virus: "Era un volontario alle feste e si occupava spesso dei lavori in cucina – sottolinea -. Ripensando ai suoi spostamenti nei giorni precedenti all’insorgere dei primi sintomi, ho pensato a quella cena del Bologna. È soltanto un’ipotesi perché è davvero difficile capire come l’abbia presa e, quindi, ricostruire con sicurezza quando si sia ammalato".

Prata era considerato lo ‘zio’ di molti giovani di Medicina. Non aveva avuto figli e così i ragazzi del paese erano per lui dei nipoti. Era una presenza fissa al circolo Acli di Medicina e durante la festa medievale del Barbarossa era uno dei volontari più attivi. Era anche un componente della storica corale Quadrivium di Medicina. "Mio zio – continua la nipote – era benvoluto da tutti. Era sempre disponibile e non si tirava mai indietro anche nei lavori più umili, sempre per il bene della comunità. Il 4 marzo mia madre ha visto che stava proprio male, e allora abbiamo chiamato l’ambulanza per il ricovero. Parlava a fatica, e non era più lui, ossia quella persona allegra che amavamo tutti. Prima di andare all’ospedale, aveva sempre le febbre ed era peggiorato in pochi giorni".

E ritorna sulla cena del Bologna Calcio: "Non era stato bene in quei giorni, anche prima della serata con i tifosi. Aveva avuto una colica, e poi era sopraggiunto il virus". I familiari hanno osservato la quarantena, ma nessuno, per fortuna, è stato contagiato. "Soprattutto mia madre, prima del ricovero, si era occupata di lui – continua Coia –. Anche lei, però, non è stata contagiata. Siamo molto addolorati per la scomparsa di mio zio, una persona straordinaria. Lui c’era sempre per noi, e per chiunque avesse bisogno".

I compagni della corale Quadrivium hanno pubblicato un lettera sul loro profilo Facebook indirizzata a Prata: "Vogliamo ricordarti così come sei – si legge nelle toccante missiva -. Crediamo tu sia partito per un lungo viaggio, ti immaginiamo mentre tra una battuta e un’altra inizi a cantare, e magari brontoli un po’ perché il tuo vicino di coro non ha studiato il pezzo. Ti pensiamo mentre, a fine concerto, ammonisci chi si accaparra i bocconi migliori senza aver aspettato il nostro maestro. Ti ricordiamo anche mentre ti offri generosamente di preparare da mangiare per tutte le feste. Spero che nel posto dove sei andato troverai qualcuno che ti raddrizzi il papillon e sistemi la spilla della corale. Eri un gigante gentile e buono. Ora ci manchi, ci mancherai ancora per tanto tanto tempo".

Matteo Radogna

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