Addio pronto soccorso, inizia l’era del Cau

Il presidio dell’ospedale sarà trasformato in Centro di assistenza e urgenza, dove saranno curati i codici bianchi e verdi

Addio pronto soccorso, inizia l’era del Cau

Addio pronto soccorso, inizia l’era del Cau

Lunedì la giunta regionale dell’Emilia Romagna approverà la deliberà sui Cau, i centri di assistenza e urgenza che gestiranno i bisogni urgenti di salute di cittadini a bassa complessità, per lo più identificabili all’ingresso di un pronto soccorso come codici bianchi e verdi. Il passaggio successivo è la comunicazione ufficiale di questa decisione alla conferenza territoriale socio sanitaria dei vari distretti, i quali dovranno poi organizzare il nuovo servizio nei mesi di ottobre e novembre e contestualmente far partire una campagna di informazione agli abitanti della zona interessata.

La sperimentazione si chiuderà nel 2024 e dal 2025 l’ambulatorio dovrebbe funzionare a pieno regime. La differenza tra un Pronto Soccorso e Cau sta nella specializzazione dei professionisti che vi lavorano, dato che nel primo caso devono essere abilitati a trattare le emergenze e nel secondo caso, invece, possono essere anche dei medici di base. La cosa interessa soprattutto l’ospedale di Vergato dove nel 2022 dei 5.843 accessi che vi sono stati in Ps, ben l’84% rientrerebbero nella casistica ricompresa dai nuovi Cau. La voce insistente che vi sarebbe una sostituzione tra il vecchio servizio di emergenza e i nuovi Centri di assistenza troverebbe conferma in alcune scelte fatte nelle ultime settimane dalla Regione e dall’Ausl di Bologna, anche se questo non significa un depotenziamento dell’ospedale. Ad esempio, il piano di riorganizzazione del presidio prevede che si possano ripristinare le attività chirurgiche antecedenti la chiusura delle sale operatorie a causa della pandemia riattivando così gli ambulatori di chirurgia generale, ortopedia e oculistica e potenziando con l’aggiunta di ulteriori discipline. Tenendo presente che si sta parlando di interventi che non richiedono una successiva degenza, a pieno regime questo significa poter svolgere in un anno 2.600 interventi di chirurgia ambulatorialeortopedia, 1400 interventi di oculistica, 500 interventi per chirurgia senologica, 500 interventi di chirurgia maxillo-faccialechirurgia plastica, 500 interventi di urologiadermatologia, per un totale di 5.500 operazioni all’anno.

Inoltre, si prevede l’incremento a due giorni la settimana dell’ambulatorio di terapia del dolore per la gestione dei pazienti di ambito distrettuale. Anche dal punto di vista della diagnostica e dell’attività specialistica ambulatoriale c’è l’intenzione di potenziare i servizi in modo tale da dare un contributo all’abbattimento delle liste d’attesa. Ad oggi, per un semplice esame come l’ecografia addominale, i tempi di esecuzione superano l’anno solare con gli abitanti dell’appennino che spesso devono recarsi a più di 80 chilometri di distanza dalla loro abitazione. Resta da capire se questo piano di riordino viaggerà in modo parallelo rispetto allestimento del Cau, oppure se i diversi servizi verranno realizzati in modo autonomo.

Massimo Selleri