"Adescò e violentò disabile" La Procura ora vuole il processo

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Violenza sessuale aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica della vittima e dalla sua condizione di momentanea limitazione della libertà personale. Bordate, sempre rimandate al mittente dal diretto interessato, dalle quali dovrà difendersi un 22enne bolognese per il quale ora la Procura ne chiede il giudizio.

I due giovani, lei maggiorenne da un mese, lui tre anni in più (all’epoca dei fatti), si erano conosciuti su Instagram all’inizio della primavera 2021 e da quel momento avevano iniziato a chattare. Fino a quando il ragazzo ha deciso di invitarla a casa "con il pretesto di guardare un film". Era il pomeriggio del 3 maggio. Secondo le accuse, avrebbe iniziato a palpeggiarla, per poi denudarla e "costringerla a subire un rapporto sessuale". Con la vittima rimasta immobile e sotto choc. Uno stato d’animo proseguito nei giorni successivi, quando si è chiusa in se stessa e non faceva altro che piangere. Sarà la madre, pochi giorni dopo i fatti, a metterla alle strette per farla parlare, chiederle cosa fosse accaduto e il motivo della sua disperazione. Ne verrà fuori un drammatico racconto, subito messo nero su bianco davanti ai carabinieri, che la diciottenne riuscirà ad esternare con fatica e coraggio anche con un compagno di scuola. Una testimonianza ritenuta attendibile anche dallo psicologo forense nominato dalla Procura, secondo il quale "le criticità" della ragazza, affetta da una "fragilità cognitiva" e seguita a scuola da un’insegnante di sostegno, "non inficiano l’idoneità a rendere testimonianza". Ora il processo.

n.b.

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