Adriano Panatta: "Bologna, un dolce ricordo. Mi ha sempre dato tantissimo"

Alla cena in Piazza Maggiore si ritroverà con Nicola Pietrangeli, 50 anni dopo lo storico match vinto alla Virtus: "Tornare qui è un’emozione".

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Franco

Caniato

La cena in Piazza Maggio del 2 settembre servirà anche per fare un tuffo nella storia. Tra gli ospiti d’onore della serata due grandi atleti che nella loro carriera sportiva hanno compiuto imprese indimenticabili. Parliamo di Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli, icone indiscusse nel cui palmarès ci sono i trionfi in singolare al Roland Garros di Parigi: nel 1976 Adriano, nel 1959 e 1960 Nicola. Ma l’appuntamento su una delle più belle piazze d’Italia, a una cena organizzata per ringraziare dal vivo medici e infermieri che hanno lottato in prima linea contro il Covid-19, servirà anche per ricordare una partita che 50 anni fa, sui campi di terra rossa della Virtus, ha fatto da spartiacque e da passaggio di consegne.

Era il 27 settembre 1960, finale degli Assoluti, Adriano Panatta, un ventenne gracilino che si stava affacciando alla scena nazionale e internazionale, batteva dopo cinque interminabili set il campionissimo del momento, Nicola Pietrangeli, 37 anni.

Dopo quel match di Bologna, il giovane Adriano spiccò il volo verso i suoi grandi successi e il tennis si trasformò da sport d’élite a disciplina di grande moda.

50 anni dopo, ecco che Adriano Panatta fa un tuffo nel passato: "Ricordo che fu una partita molto dura (6-1, 3-6, 3-6, 10-8, 6-4, ndr), non ero ancora strutturato fisicamente. Nicola ci teneva molto a vincere. Anch’io d’altronde, magari senza una maratona così faticosa. Ricordo che alla fine mi buttai all’attacco per vincere e mi andò bene".

E Bologna da che parte stava: era schierata con il vecchio leone o cominciava a stravedere per il campione in erba?

"Ma il tifo era diviso a metà. Diciamo che era generazionale. Pietrangeli godeva del sostegno di chi aveva qualche anno in più, io del favore degli altri".

A fine gara c’è stato un abbraccio affettuoso con Nicola. Una foto passata alla storia.

"Ho rivisto più avanti l’immagine. È vero. Sicuramente è stato un abbraccio simbolico, un cambio di generazione che si stava compiendo con quella partita".

Torna a Bologna, magari farà una visita anche alla Virtus.

"Beh, sono ritornato altre volte. È un club a cui sono molto affezionato, al di là della vittoria in questione. Ci giocava Bertolucci, ci giocavano altri amici miei. C’era il maestro Lele Spisani, che fu anche l’arbitro della sfida con Pietrangeli".

Bologna nel cuore, quindi.

"È sempre stata una della capitali del nostro tennis ai miei tempi. Poi era la città anche di Giorgio Neri, il presidente papà".

La serata del 2 settembre sarà un modo per ringraziare chi ha combattuto in prima il Covid-19. Davvero abbiamo vissuto un periodo terribile.

"Sì, una brutta cosa. Terribile. Anche se devo ammettere che ho vissuto il periodo abbastanza bene: parlo di vita quotidiana. Sono stato molto ligio a osservare le regole. E l’ho fatto da subito. Poi purtroppo è stato un flagello in alcune zone del nostro Paese. Io sono rimasto al riparo a Treviso assieme alla mia compagna. Poi grazie a gli ‘aggeggi’ infernali che esistono oggi, sono riuscito a rimanere in contatto con figli e nipotini. Quindi me la sono passata leggendo, pensando a quello che devo fare. Insomma non l’ho vissuta come una défaillance".

Caro Panatta, lei che è stato ed è un’icona dello sport italiano, in passato un modello per migliaia di giovani quando era all’apice, cosa si sente di dire ai ragazzi d’oggi avanti al pericolo del contagio da Covid?

"Amano gli assembramenti, senza dubbio, succedeva anche prima della pandemia. Alla mia epoca non ci si comportava così. Adesso c’è molta voglia di stare insieme. Capisco che sia difficile stare distanziati, perché i giovani sono pieni di ormoni e di voglia di vivere, ma ho visto alcune cose deprecabili. Non dare retta a certi avvertimenti, non va bene. La media dei contagiati si è molto abbassata. Evidentemente qualche giovane si è preso troppa libertà, molto più del consentito".

Fine di un set fatto di ricordi. L’appuntamento è per il 2 settembre in Piazza Maggiore per vedere ancora quell’abbraccio carico di affetto tra due uomini, due grandissimi atleti che hanno scritto pagine di storia per lo sport italiano. Non mancate.

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