Aeroporto Bologna, tutti gli oggetti proibiti sequestrati

Luca Voltolini, direttore della sicurezza: “Mandiamo sui monitor delle finte valigie contenenti armi”

Controlli in aeroporto a Bologna (Schicchi)

Controlli in aeroporto a Bologna (Schicchi)

Bologna, 3 ottobre 2016 - Bombe e pistole, sui monitor del controllo bagagli al Marconi, ne passano centinaia al giorno. Niente paura, però: il più delle volte si tratta di un test: una falsa schermata di un trolley passato ai raggi X in cui, tra un libro e una maglietta, è celato un oggetto proibito. L’operatore lo identifica, lo segnala e subito dopo il sistema lo avverte che quel bagaglio in realtà non esiste. Oppure: l’operatore non lo vede, e subito dopo una schermata lo avverte dell’errore. “Poi a fine mese – spiega Luca Voltolini, ingegnere, direttore della sicurezza – ogni operatore riceve il suo report e, sulla base degli errori fatti, riceverà un’ulteriore formazione specifica».

Poi ci sono le volte in cui gli oggetti proibiti, in valigia, ci sono davvero. Sono stati 4.545 nel solo mese di agosto. A farla da padrona ci sono le bottiglie d’acqua. Più di mille quelle ancora sigillate, che l’aeroporto come ogni mese ha donato a una Onlus, insieme con 144 confezioni di alimenti in scatola, 60 bottiglie di vino, 55 di birra, 45 schiume da barba, 55 tubetti di dentifricio, 10 profumi. Ma non di soli liquidi – vietati dal 2006, in seguito all’11 settembre –, peccano i viaggiatori. Sempre ad agosto sono state sequestrate: 20 forbici, 5 cutter, 5 cacciaviti, una punta per il trapano (!), un ferro da calza, una fionda, 2 petardi e 4 armi giocattolo. “Inoffensive, ma in grado di generare il panico su di un volo”.

Infine ci sono le armi vere, con le quali, in molti casi, “non potremmo girare neppure in strada”. 108 coltelli in un mese, dai serramanici agli stiletti (uno, affilatissimo, nascosto in una biro), pistole e spray urticanti. E sugli addetti alla sicurezza incombono, oltre ai malintenzionati o i distratti, anche i controllori. Che “viaggiano da perfetti terroristi”, con esplosivi e armi camuffate nei bagagli o addosso. “Sotto esame, oltre all’attenzione dei monitoristi – spiega Voltolini –, c’è anche la perizia delle perquisizioni manuali”. Quelle che fanno così tanto innervosire il passeggero. E a proposito: a cosa serve quel pezzo di plastica che ogni tanto ci passano sulle mani? “Ci dice se abbiamo maneggiato esplosivi”.

E perché devo togliere il portatile dalla valigia? “Perché scherma i raggi X e perciò nasconde ciò che sta sotto”. Infine quando ho fretta, di punto in bianco, anche se non suona nulla, vengo perquisito da cima a fondo. “Può accadere molti motivi – risponde Voltolini –. Perché proveniamo da un Paese considerato a rischio o deficitario nei controlli. Perché ogni tot passeggeri si effettuano comunque controlli casuali. O perché nell’aspetto, nei vestiti o nei modi, c’è qualcosa di sospetto”. Cosa? ‘Mister sicurezza’ si limita a sorridere: “Non è il caso dare troppi consigli ai malintenzionati. Lei che dice?”.

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