Sciopero Aeroporto Marconi Bologna, voli cancellati e ritardi. Bagagli: è il solito caos

Il racconto dei passeggeri nella domenica del blocco delle low cost. Ancora disagi per le valigie arrivate in differita e ammassate nello scalo

Bagagli ammassati all'aeroporto di Bologna

Bagagli ammassati all'aeroporto di Bologna

Bologna, 18 luglio 2022 - Non c’è neppure più rabbia. Solo sconforto, rassegnazione. Attesa. Sono pochi, nel paradosso del caos dovuto all’annunciato sciopero di compagnie low cost e controllori di volo, i passeggeri in attesa all’aeroporto Marconi. La maggior parte stranieri, che aspettano sulle sedute fuori dall’area controlli quelle poche partenze del pomeriggio non cancellate. Ma in ritardo di ore e ore. Il cartellone degli arrivi, così come quello delle partenze, alle 14, è un lungo elenco di pallini rossi e gialli, a indicare i primi i voli cancellati, i secondi quelli in ritardo.

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C’è Emma , una mamma con quattro bimbi piccoli - la più grande ha sette anni - che deve partire per Dubai, per tornare a casa: "Per fortuna il nostro volo non è stato cancellato – spiega –: l’aereo sarebbe dovuto partire alle 15, per adesso lo hanno spostato alle 18. Speriamo. Anche perché i bimbi per ora sono tranquilli, ma per loro è molto stancante". Al Marconi il percorso che conduce ai controlli di sicurezza è deserto. Una scena insolita, visto il numero di passeggeri che, in questa ripresa post Covid, sta affollando lo scalo bolognese, con traffico in crescita anche rispetto ai ‘fasti’ del 2019. Non c’è nessuno perché già da sabato le compagnie aeree che aderivano allo sciopero avevano informato, tramite mail o sms, i clienti della cancellazione dei voli. Lo sa bene Catalina Diaconescu, che si è vista cancellare la partenza per la Romania dalla Ryanair: "Adesso chiederemo il rimborso", dice, mentre attende il volo Wizzair per Bucarest, appena acquistato. "Anche l’orario di questo volo è stato spostato – spiega la passeggera –, ma mi auguro di riuscire a partire. Almeno, ancora non ci hanno detto nulla in contrario. Speriamo".

La speranza è l’ultima a morire anche per Marco Falcinelli e Beatrice Mangoni. Sono arrivati da Livorno, approdati al Marconi a mezzogiorno, per un volo che sulla carta sarebbe dovuto decollare alle 15 per Istanbul, con la Pegasus: "Ma adesso si parla delle 18,45... E ancora c’è incertezza. Confidiamo di riuscire ad arrivare in Turchia, almeno in serata. Non ci hanno spiegato il perché del ritardo, la nostra compagnia non ha aderito allo sciopero: ipotizziamo che il problema, come per gli altri voli non low cost, sia legato alla mobilitazione dei controllori di volo". Alessandro Fabbri, di Prato, da mesi aveva programmato le sue vacanze a Minorca: "E spero davvero di riuscire a farle. Abbiamo preso il biglietto da un sacco di tempo". Per i disagi legati allo sciopero, benché il suo aereo partisse dopo le 20 (la mobilitazione era dalle 14 alle 18), ha deciso di arrivare in aeroporto con largo anticipo. E alle 14 era già al Marconi, a guardare con scaramanzia un cartellone degli imbarchi impietoso. Manuela Valentini, invece, è stata tra i pochissimi fortunati: "Parto per le vacanze in Sardegna. E il nostro volo per Olbia è l’unico ancora in orario", dice.

Agli arrivi la situazione non è sicuramente più allegra: stessi ritardi, stesso sconforto. Perché quello che sta succedendo a Bologna succede, contemporaneamente, in tutti gli scali italiani. La protesta, indetta a Bologna da Filt e Uiltrasporti, ha visto coinvolti piloti e assistenti di volo di Ryanair, Malta Air e della società CrewLink, oltre a lavoratori di EasyJet e Volotea. E si è sommata allo sciopero dei controllori Enav e con quello (sempre di quattro ore) del personale in aeroporto indetto da Usb.

La fotografia del disagio, raccontata da un aeroporto vuoto non certo per scarsità dei passeggeri, immortala le centinaia di valigie in attesa di proprietario stipate all’area ritiro bagagli. Un foglietto scritto a penna sopra e la prospettiva che il proprietario venga a riprenderle. Un problema che coinvolge Bologna ma nasce altrove, dalla carenza di personale diventata critica in particolare negli aeroporti del nord Europa, che costringe le compagnie a scegliere tra partire con ritardi insostenibili o viaggiare alleggeriti dai bagagli da stiva, spediti poi, all’arrivo dei facchini, con il primo volo disponibile. Un disastro ‘aereo’, insomma. Ma almeno, ieri, il People Mover funzionava.

 

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