Bologna, racket delle agenzie funebri. Le intercettazioni choc

“Ho preso due anelli da un morto, ma non so se è oro”. E poi: "Gli ospedali? Devi ungerli"

Bologna, racket delle agenzie funebri: i carabinieri sequestrano dei documenti (Schicchi)

Bologna, racket delle agenzie funebri: i carabinieri sequestrano dei documenti (Schicchi)

Bologna, 18 gennaio 2019 - Delle lacrime dei parenti a loro non importava nulla. Perché quelle salme, in obitorio, erano oro. Il lasciapassare per uno stipendio extra in nero. Corpi da saccheggiare e da schernire, con video e scherzi di dubbio gusto. E non si fermavano nemmeno di fronte ai colleghi freschi di incarico, appena spostati e assegnati al loro ufficio: non erano soggetti da temere, ma novellini da circuire e instradare alla via della corruzione.

Perché “se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona”, come spiegava Daniele Bultrini dell’Ausl non sapendo di essere videoregistrato. Una delle figure che spicca nell’ordinanza è proprio quella di Bultrini, capo indiscusso, per il Gip Alberto Ziroldi che lo ha mandato in carcere. Era così bravo a persuadere i parenti dei defunti e indirizzarli verso le agenzie funebri di sua fiducia da definirsi “un killer” in virtù della sua ventennale esperienza. “Non sto io là a parlare mezz’ora così, fa solo delle chiacchiere”, dice in una conversazione agli atti.

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Che quel ‘lavoro’ gli operatori dell’obitorio lo avessero preso sul serio emerge in diverse intercettazioni. Nella collega Maria Campisi, Bultrini aveva intravisto una degna erede, e questo perché “lei con il lavoro normale è negata mentre per l’altro lavoro, che alla fine è quello che conta lì, lei ha delle potenzialità che loro non hanno”. Una lusinga che la donna non manca di riferire al fidanzato (“proprio lui mi ha detto, te diventerai la regina”), ma che a onor del vero quella dote le viene riconosciuta anche da Graziano Muzzi delle onoranze funebri: è “la numero uno”, “non ha paura di un cazzo”. Peccato che la Campisi, la ‘migliore’, sia molto solerte anche a ragguagliare il fidanzato di quanto accade al lavoro. Mentre parla col compagno di un defunto, descrive infatti il contesto in cui opera: “Amò... ho trovato due anelli.... l’ho messi già in borsa... però non so se è oro”.

“Qui in questo ambiente nessuno predica il pulito”. Parole usate dal gip Ziroldi per sintetizzare quanto succedeva intorno alle camere mortuarie nel provvedimento che riporta una citazione da ‘Apologo dell’onestà nel paese dei corrotti’, testo di Italo Calvino.

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Un esempio emblematico è l’arrivo, nel dicembre 2017, di una dipendente dell’Ausl all’obitorio del Maggiore che era ignara di quanto accadeva. Ma nel giro di poco, il tutoraggio è andato a segno. “Il problema della camera mortuaria qua! è sempre stato? Che ci si guadagna, non si vuole venire qua per...? Se tu dai via un morto ti danno magari 200 euro, capito?”, le dice un indagato e nel giro di poco la donna inizia ad accettare somme finendo complice in cinque episodi. Nelle conversazioni si parla anche degli operatori delle onoranze funebri. Benetti del Cif? “È il capo dei capi”, uno che “è entrato come dipendente, è entrato tipo...come posso dire, come bidello della scuola e nel giro di cinque anni è diventato preside”. Insomma un self made man. E quel giro di soldi facili diventa oggetto di più intercettazioni, perché “gli ospedali li devi ungere”. Non c’è solo la mera contabilità nelle intercettazioni dei carabinieri, perché quelle salme vengono anche dileggiate. “Ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano ad un morto...”, dice Giuseppe Parise del Maggiore, ricevendo dal suo interlocutore una risposta dello stesso discutibile tenore: “Il morto, aspettando la barella... ha avuto fame!”.

In un’occasione la tattica corrutiva si estende anche ad altro personale sanitario. In particolare, con un funerale già programmato, emerge un problema riguardante un pacemaker. L’ospedale comunica che non può toglierlo e si rendeva necessaria la rimozione urgente del dispositivo, non eseguibile se non da un medico. Che fare allora? Si pensa di chiamare un medico compiacente “che gli ha detto Luca di dargli 100 euro”.

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